13 giugno 2008

il Presidente della Camera come un Ayatollah, giudice del bene e del male.

L’offensiva proibizionista messa in atto dal Governo prosegue in quello che sembra un inarrestabile cammino. A integrare le recenti dichiarazioni del Ministro degli Interni, del Sindaco di Milano e del Delegato alla droga, alla famiglia e al servizio civile è intervenuto, pochi giorni fa, il Presidente della Camera. On. Gianfanco Fini, con dichiarazioni di parte e di partito. Il Presidente della Camera promette una strenua difesa della legge che porta il suo nome, ne rivendica la validità e minaccia ulteriori inasprimenti col ricorso ai regolamenti di attuazione della normativa; inoltre, visto che "non basta soltanto intervenire con le leggi e con il contrasto", è necessaria una “politica di valori sani”, per "combattere cio' che si puo' definire l'anemia morale di chi trova nelle sostanze un motivo per superare la propria condizione di debolezza".
Quali sono esattamente i “valori sani” da contrapporre alla “anemia morale” secondo Gianfranco Fini? “Oggi il rischio della societa' contemporanea non e' in un eccesso di autoritarismo, ma in una deriva che lede la dignita' umana: il rischio e' la liberta' che diviene anarchia, ma non puo' esistere la liberta' di farsi del male" perche' nel relativismo del 'tutto e' lecito' "non si distingue piu' tra cio' che e' bene e cio' che e' male".
Anche volendo sorvolare sulla condizione di tabagista del Presidente della Camera, è forte il dubbio sul valore politico di queste affermazioni, più indicate per un capo religioso, visto che si millanta di saper distinguere a colpo sicuro il bene dal male e di conoscerne i confini.
Chiederei a Gianfranco Fini, preoccupato dall’ “anemia morale” e dalla mancanza di “sani valori”, oltre che di guardare alla trave nel suo occhio, di pervenire ad una visione più super partes, sia nel senso di ruolo istituzionale, sia in quello di visione politica della società; di rivolgere la sua attenzione, per esempio, ad argomenti correlati come le carceri, oppure i morti sul lavoro, il mercato del lavoro giovanile e la tutela dei minori, la diffusione delle droghe in Parlamento e il controllo dei finanziamenti alle Comunità cosiddette di recupero. Otterrebbe migliori risultati, oltre a farci migliore figura.

2 giugno 2008

INFO ETILOMETRO "RIFIUTO SOTTOPORSI ETILOMETRO"

Rifiuto di sottoporsi all'etilometro . . . ancora. anche detto "multe etilometro"

L’art. 4 del decreto legge modifica per l’ennesima volta gli artt. 186 e 187 del Codice della Strada (D. Lgs. 285/92): è stata eliminata la possibilità per il guidatore ubriaco perso o strafatto di evitare il carcere semplicemente rifiutando di sottoporsi all’ accertamento delle sue condizioni da parte degli agenti della Polizia stradale; la pura e semplice sanzione amministrativa prevista in precedenza è stata ora trasformata in sanzione penale; il carcere era già previsto per chi si sottoponeva al test ed risultava con un tasso alcolemico superiore a 0,8 grammi per litro (g/l) o risultava aver assunto sostanze stupefacenti.

Il decreto legge ha introdotto una grave disparità di trattamento fra alterazione psico-fisica da alcool e alterazione psico-fisica per uso di sostanze stupefacenti: mentre rispetto alla prima sia le sanzioni penali che amministrative aumentano all’aumentare del tasso alcolemico, per quanto riguarda l’assunzione di sostanze stupefacenti è indifferente il tipo di sostanza utilizzato né la quantità e la pena prevista è quella massima comminata al guidatore ubriaco: arresto da tre mesi a un anno e ammenda da 1.500 a 6.000 euro.
Così facendo ha aperto la strada ad auspicabili ricorsi in via incidentale, attraverso i tribunali, alla Corte Costituzionale per palese violazione dell’art. 3 della Costituzione (trattamento sanzionatorio uguale di situazioni palesemente dissimili).