24 gennaio 2008


• Dichiarazione di Emma Bonino e Marco Pannella
GOVERNO, BONINO E PANNELLA: E ORA FINALMENTE SI PASSI AL PROSEGUIMENTO DELLA LEGISLATURA LIBERATA DALLE COMPONENTI MINORITARIE CHE NON HANNO FIN QUI PERMESSO AL PARLAMENTO STESSO E AL GOVERNO PRODI IL FORMARSI DI UNA MAGGIORANZA RIFORMATRICE


Ora è necessario - e possibile - che questa legislatura esprima una nuova maggioranza per realizzare le riforme economiche e sociali, e le liberalizzazioni essenziali per il sistema - paese sia sul piano interno che su quello internazionale.Questa nuova maggioranza è oggi finalmente resa possibile essendo ormai superate e distrutte le vecchie coalizioni di regime, oggettivamente condizionate finora dalle loro componenti conservatrici.Questa volta, più che mai, occorre non farsi condizionare dai giochi sfascisti e difendere con ogni mezzo il gioco democratico così gravemente compromesso. Ringraziamo Romano Prodi per la determinazione con la quale ha difeso le prerogative del Parlamento contro la prassi anticostituzionale delle crisi extraparlamentari a gestione oligarchica e partitocratica.


Governo, Bernardini e Cappato: Il Senato regolarmente costituito avrebbe dato la fiducia a Prodi


Dichiarazione di Rita Bernardini, Segretaria di Radicali Italiani e Marco Cappato, Segretario dell’Ass.ne Coscioni ed Europarlamentare radicale.
ll Senato illegalmente costituito ha negato il voto di fiducia al Governo Prodi. Tre NO sono oggi venuti da Gennaro Coronella, Cosimo Izzo e Franco Turigliatto, che abusivamente sono stati nominati senatori. La patente violazione del diritto e della legge elettorale ha provocato oggi un esito opposto a quello che in una situazione di legalità si sarebbe verificato. Con una pubblica dichiarazione, infatti, ieri i Senatori regolarmente eletti avevano annunciato che il loro voto sarebbe stato di fiducia al Governo.

Roma, 24 gennaio 2008


Abbiamo il dovere – e ne sentiamo l’assoluta urgenza – di avvisare l’opinione pubblica, il popolo italiano, che un qualsiasi scioglimento anticipato, del Parlamento, e conseguenti “nuove” elezioni, rappresenterebbero una vera SCIAGURA per il paese.


L’avanzata della miseria – che colpisce oggi nuovi ceti e aggrava la già insostenibile condizione di milioni di famiglie dei non garantiti – diverrebbe senza più freni politici e sociali. Il degrado della giustizia proseguirebbe mentre esso di già costituisce di per sé il massimo problema sociale, ed economico, oltre che istituzionale, del paese.


Tutto questo è reso letteralmente micidiale per i residui di stato di diritto e democrazia da una informazione audiovisiva indegna e letteralmente fuori-legge.


La determinazione con la quale il Presidente del Consiglio Prodi difende la parlamentarizzazione della crisi, la sua “forma” costituzionalmente corretta, va salutata e sostenuta, mentre l’oligarchia partitocratrica dominante vi si oppone.


Una riunione straordinaria di tutti i soggetti politici, parlamentari, della società civile della galassia radicale ha stamane deciso di assumersi la responsabilità pubblica di questa analisi e di questa denuncia rivolte alle istituzioni e al paese. E di urgentemente difenderle con ogni mezzo e forza disponibili in un momento gravissimo della storia civile, sociale, istituzionale e morale del nostro paese.

15 gennaio 2008

moratoria quanto mi costi





1) Si fa alla svelta a liquidare un emendamento ad una Carta fondamentale, di quelle che stanno alla fonte delle fonti, nel libro dei libri, con un punto di vista concluso e limitato che non esce dai confini dell’Italia se non del Vaticano. Questi sostenitori di una psicopatologia di massa e di regime, amanti della famiglia numerosa e della autorità costituita e violenta, pongono in realtà alle famiglie effettive un tremendo ricatto economico e sociale. Giocano con la vita e con la morte, preparano figli alla guerra, non mi trovano assolutamente d’accordo e mi chiedo come si possa ignorare i paralleli dibattiti che si svolgono in tutto il pianeta; dall’Olanda all’Irlanda, dalle più illuminate sentenze dei giudici americani agli ultimi anatemi di un integralista musulmano, dalle sperimentazioni di disobbedienza civile delle Women on Waves (che hanno offerto un servizio di interruzione volontaria di gravidanza in acque extra territoriali al largo delle coste irlandesi) alla spietata selezione delle nascite tramite aborti indotti e infanticidi di Cina, tanto per fare un esempio, e di tanto mondo arabo.
L’aborto sarebbe un argomento sul quale il tacere è bello, ma questo pontificare crescente su un argomento da parte di un genere che non ha una cognizione diretta di ciò di cui si parla, se non attraverso il ruolo indiretto di esecutori, a calci o più modernamente con la RU486, esige un tributo con l’intenzione prevalente di informare le giovani donne sulla condizione dalla quale donne e bambine italiane sono uscite negli ultimi quaranta anni, un terribile mondo antico dove, per esempio, il padre poteva disporre della figlia o in sottinteso del figlio a condizione che non desse publico scandalo, al fratello ferito nell’ ”onore”, termine assai nebuloso, molto era perdonato se uccideva la sorella, ma non viceversa.
Si millanta il credito di poter portare all’ organizzazione delle nazioni unite l’affermazione insindacabile non solo che una donna che abortisce è un’assassina, ma che si sa e si vuole misurare per legge per tutti i termini numerati della vita e della morte, una pretesa integralista destinata a fallire; ridicolo, se non fosse drammatico.
Il potere riproduttivo, fisico e sociale, è un potere effettivo, anche se non viene compreso negli studi sociologici sul potere, forse perché negli ambienti universitari persiste un dominio maschile, come non affermo solo io ma anche autorevoli scienziati sociali, uno per tutti, Pierre Bourdieu; nella lotta per la conquista di spazi sociali succede ancora che la storia venga scritta dai vincitori.
Questo non vuole affatto dire che in ogni uomo si nasconda un nemico, ma neanche che le donne siano coercite a farsi insegnare dai preti, dai medici, dai giudici, che siano maschi o femmine, che cosa debbano fare con il loro stesso corpo, che appartiene integralmente e privatamente solo a loro. Senza scordare che pure l’America ha garantito il voto alle donne cinquanta anni dopo che agli schiavi.
L’incontestabile verità che oggi una lotta secolare è riuscita nel titanico sforzo di guadagnare alle donne di oggi in alcuni paesi la possibilità di ritagliarsi un marginale spazio, possibilità peraltro a numero chiuso e ad accesso impari, non dovrebbe rimuovere dalla coscienza cento milioni di donne mutilate.
I guardiani della nuova rivoluzione, che conoscono l’ora e il giorno nel quale la vita entra nell’ embrione, spargono l’oblio sulle lacrime e sul sangue che ancora oggi costa nel mondo nascere donna e ancor più essere madre. L’aborto non è omicidio, se non di se stesse. E che cosa aiuterà il giudice a stabilire i confini tra aborto involontario e aborto volontario? Siamo usciti trenta anni fa da un incubo di aborti clandestini e malainformazione che, voglio credere, le nostre figlie e nipoti continueranno a non conoscere.

2) Si fa alla svelta a sottintendere che se si è contro la cosiddetta Casta ( diva e divina? ) è perché ci si vorrebbe essere, dentro questa Casta, e che alla fin fine abolire la miseria lo vogliono soprattutto i miserabili, e oltresì a compiacersi di come essere miserabili dipenda evidentemente da una colpa, non si sa se originale o giustapposta; infatti quelli che furono e che sono i padroni del vapore si convincono di esserlo non per nascita o per privilegio, ma per meriti personali eccellenti, il che riesce loro facile grazie all’ ottima educazione in ottime scuole, e li esenta dal sentirsi in colpa coi miserabili, tranne render loro una untuosa elemosina, se sono miserabili è perché se lo sono meritato.
Nel tempo trascorso da quei Padroni del vapore, si è verificata una frammentazione in tanti sottopadroni di vaporetti, inseriti in una burocrazia perfettamente funzionale alla riproduzione di se stessa, con tutti i difetti e gli effetti perversi ( effetti perversi è un termine sociologico affine a epifenomeni ) conseguenti, attestati in solidi e distinti spazi sociali.
Libera circolazione, zero via zero. Merci, idee, persone, élites, energie, bloccate.
Un crescente popolo di miserabili, bisognosi, morti di fame, profughi, disperati, ingrossa e intasa i flussi dei trasporti, gli indotti della giustizia, i labirinti degli ospedali, in diversi contesti ma sempre miserabili, trasportato con incoscienza sulle derive della sovrappopolazione e dei dissesti illogici in Italia come nel mondo. Se non si riesce a cambiare sistema, si va poco lontano.
Le scienze sociali nel raccontare del rapporto dell’uomo con il denaro e la ricchezza si sono fermate con rare eccezioni all’antropologia del dono e dello scambio ed hanno poi consegnato le armi agli economisti. I sottopadroni del vaporetto universitario invece di produrre scienza e conoscenza, pagati più che degnamente, producono familismo amorale e accessi condizionati, monopolizzando la ricerca e le scoperte scientifiche.
Non esiste un serio programma di educazione economica che comprenda le informazioni base delle leggi del mercato, dei principali strumenti finanziari, della storia sociale del denaro. Non esiste un dialogo, né popolare né accademico, fra poveri e ricchi. Pervasi dalla paranoia di dover rinunciare ai loro balocchi, arroccati sui concetti di risorse scarse e di limiti posti all’umana ricerca, impediti da se stessi lungo la via della virtù e della conoscenza, i padroni dei vaporetti si ritrovano assai poco attrezzati ad affrontare il diluvio di conseguenze che incombe sulle cause dispersive e futili che si sono accumulate negli anni; questo conduce i loro vaporetti alla deriva, con grosso danno riflesso sulle masse dei miserabili.
Le uniche alternative testate e consolidate che al momento gli studi sulla gestione del conflitto hanno prodotto sono il dialogo, l’ascolto attento delle ragioni, la diffusione e la distribuzione equa di risorse e informazione, l’azione diretta nonviolenta, la forza della verità e dell’amore corrisposto..

14 gennaio 2008


Buongiorno
Questo è ( sarebbe stato ) il mio primo intervento in comitato, da eletta nella lista nonviolenta per l’ambiente la demografia l’energia ( se la mia ignoranza dei regolamenti reali non l’avesse reso impossibile ).
Per me essere stata eletta dal congresso significa non certo e comunque non solo venire a Roma quando il comitato viene convocato, parlare al comitato e attraverso di esso agli ascoltatori di radio radicale, fare sfoggio di più o meno spiccate capacità oratorie, nel mio caso scarsissime, firmarsi “membro del comitato di radicali italiani”, secondo me significa assumersi una responsabilità politica, responsabilità di partecipazione e di governo di partito, di un partito antico ed unico.
Nella lettera di convocazione siamo stati invitati a prendere spunto dal documento conclusivo della direzione congiunta di Radicali Italiani e dell’Associazione Luca Coscioni tenutasi lo scorso 22 dicembre: gli obiettivi indicati da quel documento riguardano l’attuazione di riforme economiche per il rientro dal debito pubblico, per la lotta alla povertà o meglio per l’abolizione della miseria, per lo sviluppo del benessere, ma anche indicano chiaramente lo stretto collegamento tra i temi nazionali e quelli transnazionali.
Infatti, come il successo della moratoria sulla pena di morte ha chiaramente dimostrato, l’ azione parallela tra livello nazionale e livello transnazionale è l’unica strada che ci può liberare dalle catene di silenzio e di impraticabilità dalle quali siamo legati.
Il satyagraha mondiale 2008, che è già cominciato , e che deve crescere fino al suo momento di massima espansione, fissato per l’inizio dei giochi olimpici in Cina, lo dobbiamo costruire noi, senza aspettare direttive o indicazioni, per poi magari criticarle quando vengono espresse; e come qualche anno fa ci disse Umar Khambiev, quanto più saremo determinati nel lottare per il rispetto dei diritti nelle nostre avanzate e altamente imperfette nazioni democratiche, quanto più saremo utili per la difesa dei diritti umani in quei paesi dove sono apertamente e costantemente violati.
Quindi il satyagraha mondiale passa anche, nel nostro livello nazionale, per tutte quelle battaglie tradizionalmente radicali di legalità, come quella per gli otto senatori eletti e non nominati, quella per un informazione corretta e completa che renda ai cittadini il diritto a conoscere per deliberare, quella per il recupero della seconda scheda elettorale, una battaglia questa, vinta una prima volta da Marco Pannella quando in occasione del referendum sul divorzio riuscì a rendere effettiva una potenzialità di democrazia diretta che era rimasta sulla carta per decenni; vittoria successivamente vanificata attraverso una infinita serie di violazioni; violazioni delle procedure, violazioni dei risultati, violazioni dello spirito stesso dello strumento referendario, violazioni che hanno impedito il realizzarsi di riforme sostanziali e radicali sulle leggi elettorali, sulla giustizia, sulla legalizzazione dell’uso di sostanze stupefacenti, sul miglioramento della legge sull’aborto e molte altre. E’ il momento di recuperare quello strumento e di non gettare tutto il lavoro precedente, in particolare a mio avviso dando inizio ad un lavoro sull’abolizione del quorum, a livello nazionale, lavorando sul livello locale, sui tanti livelli locali, degli strumenti di democrazia diretta, organizzando iniziative coordinate e contemporanee come Diego Galli ci suggerisce.
Il satyagraha mondiale passa anche nel nostro paese per tutti quei temi radicali che non sono la difesa a oltranza di una corporazione, di una conventucola o di casi singoli, di zone di ombra e di privilegio, ma sono storicamente la legalità la nonviolenza la disubbidienza civile gli istituti di democrazia diretta, l’antiproibizionismo per il governo dei fenomeni sociali, il rispetto dei diritti umani e civili universali fino al fondamentale diritto ad essere informati correttamente.
Il Satyagraha radicale ha preso avvio ormai da anni: vorrei ricordare un satyagraha nel 2001, quando migliaia di carcerati digiunarono per un apparentemente futile motivo, la legalità del parlamento; il satyagraha dei montagnard, che digiunarono in migliaia per un apparentemente lontano motivo, la presenza delle donne nel governo afgano. Si è intrecciato con la lotta nonviolenta contro la pena di morte, per una morte senza pena (eutanasia), contro la pena nella vita (libertà di cura, di terapia e di ricerca scientifica, abolizione della miseria ); il satyagraha ha preso forma con l’appello per Israele e la Turchia nell’Unione Europea, si è poi allargato al popolo tibetano e a quello cinese, si è arricchito di contributi che hanno indicato possibili ambiti come l’ambiente, l’energia, il rapporto fra uomo e animali, fra uomo e natura; il satyagraha comincia in casa propria ogni giorno e si allarga fino a comprendere la dimensione planetaria senza la quale ogni particolarismo è vano.
E in casa propria, in casa nostra, in Italia, non c’è che l’imbarazzo della scelta per individuare possibili campi d’azione; ieri Rita ci informava sulla sentenza della corte di cassazione del 10 gennaio secondo la quale la coltivazione domestica di piccole quantità di piante di canapa indiana non è lecita. Per i supremi giudici della IV^ sezione penale è da perseguire penalmente la coltivazione, sul balcone di casa, anche di una sola piantina di marijuana, indipendentemente dalle sue caratteristiche droganti. Con il verdetto depositato oggi si dice che è penalmente rilevante la coltivazione a prescindere dalla quantità: "La coltivazione di canapa indiana va sanzionata indipendentemente dall'ampiezza del numero di piante contenenti sostanze tossiche", si legge nella sentenza. Sentenza che contraddice quella del 10 maggio dello scorso anno, quando la Corte aveva assolto un giovane per aver coltivato nel proprio fondo cinque piante di marijuana, perché il fatto non sussisteva, individuando una netta differenza tra la coltivazione in senso tecnico e la detenzione per uso personale. Sostenendo che la cosiddetta coltivazione "domestica" era equiparata alla detenzione per uso personale, ragione per cui la condanna del giovane romano era stata annullata senza rinvio; infatti l’uso personale non è punibile grazie al referendum radicale che ha abrogato l’articolo 1 della legge Iervolino Vassalli, là dove sosteneva che anche l’uso di sostanze stupefacenti è reato. Invece, questa volta, secondo i giudici supremi, il referendum ha reso penalmente lecita solo la detenzione, l'importazione e l'acquisto di sostanze stupefacenti ad uso personale. Non la coltivazione, quindi, che resta "assolutamente vietata". Anche se si tratta di una sola piantina sul balcone di casa; cioè si può, per uso personale, finanziare il mercato illegale ma non produrre autonomamente.
Siamo del resto abituati a queste schizofrenie della legge, e sappiamo come in ognuno delle decine di processi che i radicali hanno avuto per le loro disobbedienze civili sull’argomento sostanze stupefacenti le sentenze e le motivazioni siano state varie e differenti. E l’argomento droga ci riporta a considerare come non sia possibile delimitare specificamente un ambito d’intervento senza allargare la visione; le sostanze stupefacenti c’entrano con le organizzazioni criminali, c’entrano con gli stili di vita del mondo politico passato, penso al caso Montesi, che fu l’occasione di inizio di una delle prime battaglie radicali per la legalizzazione delle droghe, e presente. Le sostanze stupefacenti c’entrano con il conflitto afgano e più in generale con il terrorismo che si finanzia anche con le coltivazioni d’oppio; c’entrano con la politica economica e con l’economia politica, perché costituiscono una buona percentuale di tutti quei flussi di denaro al nero che se anche non sono considerati nei conti pubblici hanno su questi un’influenza se non altro perché li rendono assai imprecisi.
Inoltre non dobbiamo dimenticare che le droghe sono farmaci e viceversa; ci sono malati di cancro, di sclerosi, di aids, che troverebbero e trovano, in altri paesi, sollievo ai loro sintomi attraverso l’uso di medicinali che in Italia non sono disponibili, se non a caro prezzo, come il Marinol, il Sativex, il Bedrocan ; il ministero della sanità olandese, per esempio, controlla e cura la coltivazione della cannabis, oltretutto biologica, per la produzione di farmaci. Mentre in Italia i malati delle stesse patologie devono rinunciare perché impediti da una burocrazia cieca e sorda che limita l’accesso ai farmaci e soprattutto ai rimborsi.
Il nostro Satyagraha deve riuscire a allargarsi fino a comprendere l’intero pianeta, da una parte, ma anche ad infilarsi nelle infinite pieghe e piaghe di illegalità e quindi di sofferenza che esistono vicino a noi.
Non posso fare a meno di intervenire sull’aborto, anzi ne sento il dovere, molto brevemente. Non mi interessa la filosofica disquisizione se e quando il prodotto del concepimento acquisisca diritti; tanto meno prendo in considerazione il millantato credito di coloro che vorrebbero sostituirsi alle donne nel controllo della riproduzione, e lo tentano da secoli; la legge 194 nacque per attenuare e compromettere lo spirito che aveva guidato la battaglia radicale, cioè la conquista di un diritto di scelta, diritto formale, perché quello sostanziale le donne lo hanno già per natura, per biologia, per storia e per antropologia; tanto che prima non è che non abortissero, abortivano di nascosto, illegalmente, pericolosamente e dolorosamente, ma abortivano lo stesso. Vorrei invece proporre a questi difensori dei diritti umani una moratoria sulle mutilazioni genitali femminili, piaga che insiste su più di cento milioni di donne nel mondo, ed è con questo auspicio che per questa volta vi saluto
arrivederci e grazie
Claudia Sterzi