23 agosto 2012

La cortesia del bandito

Renato Vallanzasca al lavoro
Io sono stata viziata, da bambina, e non basta una vita a togliersi i vizi; mi piace, se posso, la mattina, sul tardi, mettermi a sedere in un bar e leggere il giornale locale. A Firenze era la Nazione, a Roma il Messaggero; tralasciando le eccezioni e gli altri luoghi, per non farla troppo lunga.
Oggi, sul Messaggero, c'è un articolo dedicato a Vallanzasca, che gode di alcune ore di permesso giornaliere per andare a lavorare, come commesso, in un paese sul lago di Iseo; intanto ho scoperto, se il Messaggero non mente, che il primo scontro con la giustizia lo ebbe a otto anni, quando liberò una tigre dalla gabbia dello zoo, e questo me lo ha reso ancor più simpatico.
Poi mi sono soffermata sui commenti della "gente", dal barista che gli serve il cappuccino ai vari abitanti del paese e clienti del negozio. "E' gentile" "Non l'avrei mai detto" "E' molto cortese".
Ecco, ma chi l'ha mai detto che un delinquente non sia gentile ed  educato? Come se lo immagina, la gente, il criminale? Puzzolente, ignorante e sgarbato?
No davvero, molto spesso i criminali sono persone squisite; e proprio in questo sta la loro forza.

20 agosto 2012

Fu vero stupro?

Todd Akin

Non si finisce mai di imparare; Todd Akin, candidato repubblicano al Senato americano, nel sostenere la sua contrarietà alla interruzione di gravidanza anche in caso di stupro, ci informa: "... da quel che mi dicono i medici, una gravidanza a causa di uno stupro è davvero rara ... se è un vero stupro, il corpo femminile ha modo di chiudersi del tutto".
Da questa delirante nozione discende che, se una gravidanza si verifica, non fu vero (legitimate) stupro. Non solo, ma si dà per acquisito che il corpo femminile abbia comportamenti istintivi, automatici, che si attiverebbero solo in caso di vero stupro; perchè se fossero volontari, non ci sarebbe bisogno di pillole anticoncezionali, basterebbe "chiudere tutto" e via, il gioco è fatto.
Chissà che medici frequenta Akin; accontentandosi di poco, in ogni caso, si può trovare conforto nel fatto che l'ignoranza più profonda non è solo dei politici italiani.

18 agosto 2012

Un dialogo tra sordi

Le mie belle bambine / agosto 2012
Il dibattito pubblico sulle droghe illegali sembra prendere il via, dopo false partenze e seppellimenti. Per ora, però, non si vede lume.
La criminalità organizzata vive e prospera con il proibizionismo, dicono i radicali, Roberto Saviano, Vasco Rossi, procuratori, magistrati, e via via;
La criminalità organizzata vive e prospera con i soldi dei consumatori, rispondono in coro Giovanardi Serpelloni, onorevoli e pretonzoli (e mafiosi).
E' un fatto di libertà, di diritto ai comportamenti privati, di sacrosanta liceità di fare i fatti propri in casa propria senza danneggiare nessuno, aggiungono i radicali, ecc.ecc.
Ah sì? E voi vorreste vendere la droga davanti agli asili? rispondono i 4 + 4 del DPA.
Si tratta di legalizzare, non di liberalizzare, insistono i radicali, ecc.ecc.
Incoscienti, libertini, sventati, pregheremo per voi. Amen. Replicano i proibizionisti del gruppo Lepanto.
Se si parla di iniziare a tentare strategie diverse, cominciando con piccoli semplici passi come la depenalizzazione della coltivazione della canapa per uso domestico, si viene redarguiti sui terribili danni cerebrali che la "canapa d'oggi", cioè il prodotto senza alcun controllo, affidato nelle mani di persone che scrupoli non se ne fanno, produce negli adolescenti.
E' ovvio che se un ragazzo di 14 anni si finisce dalle canne di white widow bene non gli fa; non importa che consumi per essere uno psicotico, lo è già. Ma gli studi sugli effetti che la cannabis ha sul cervello degli adolescenti, e dei topi adolescenti (sic), sono il pezzo forte di Serpelloni.
La libertà costa cara, ha detto oggi Vasco Rossi in uno dei suoi clippini.
Sì, molto cara, ma ne vale sempre la pena.
Il nemico che, come antiproibizionisti, abbiamo di fronte però non va sottovalutato; un impero che fattura più di ogni altro, insieme ai suoi mercati paralleli di armi e di esseri umani. Un impero che si basa sull' equilibrio tra proibizione e prezzi, che prospera nell'illegalità totale, tra corruzione, violenza, crudeltà di ogni genere.
Il contrario della parola libertà, in effetti, è la parola proibizione.
Viva la libertà.


17 agosto 2012

Morales, i Maya e la coca (cola)

La Bolivia mi sta facendo apprezzare il mio paese; ed Evo Morales, nonostante la sua sacrosanta azione in difesa del diritto dei boliviani andini a coltivarsi la coca negli orticelli domestici, e a masticarsela in pace, in quanto a populismo, proibizionismo e mancanza di laicità getta una buona luce sui satrapi nostrani.
Il presidente della Bolivia, l'altro giorno, in una conferenza stampa, ha annunciato (seriamente) di aver chiesto perdono alla vergine di Urkupiña, una madonna locale, per le offese dell'opposizione; "speriamo di essere ascoltati, specialmente sul tema della stabilità economica, quando c'è sicurezza economica, quando non manca il cibo, quando non manca l'energia, ci possono essere piccole rivendicazioni, ma il popolo sta tranquillo ... che la madre terra e la vergine di Urkupiña ci accompagnino", ha dichiarato.
Non contento di aver affidato la stabilità economica alle preghiere delle vergine, invece che ad azioni politiche e ragionate, Morales ha dato un colpo anche al "demonio", così almeno pare che consideri l'Occidente e l'America, come se fosse un ayatollah iraniano. Dal 21 dicembre, infatti, la coca cola verrà bandita dalla Bolivia, e "il ministro degli Esteri boliviano, David Choquehuanca, ha spiegato che il 21 dicembre è una data simbolica, perché è la fine del calendario maya che dunque segnerà la fine del capitalismo". la bevanda satanica verrà sostituita dall'autoctona mocochinchè, a base di succo di pesca.
Superstizione, autarchia, fanatismo. Da noi, nonostante le "Crociate del rosario" dei quattro gatti di Lepanto, che pregano da mesi per riconvertire gli antiproibizionisti, non siamo (ancora?) a questi punti.