23 agosto 2012

La cortesia del bandito

Renato Vallanzasca al lavoro
Io sono stata viziata, da bambina, e non basta una vita a togliersi i vizi; mi piace, se posso, la mattina, sul tardi, mettermi a sedere in un bar e leggere il giornale locale. A Firenze era la Nazione, a Roma il Messaggero; tralasciando le eccezioni e gli altri luoghi, per non farla troppo lunga.
Oggi, sul Messaggero, c'è un articolo dedicato a Vallanzasca, che gode di alcune ore di permesso giornaliere per andare a lavorare, come commesso, in un paese sul lago di Iseo; intanto ho scoperto, se il Messaggero non mente, che il primo scontro con la giustizia lo ebbe a otto anni, quando liberò una tigre dalla gabbia dello zoo, e questo me lo ha reso ancor più simpatico.
Poi mi sono soffermata sui commenti della "gente", dal barista che gli serve il cappuccino ai vari abitanti del paese e clienti del negozio. "E' gentile" "Non l'avrei mai detto" "E' molto cortese".
Ecco, ma chi l'ha mai detto che un delinquente non sia gentile ed  educato? Come se lo immagina, la gente, il criminale? Puzzolente, ignorante e sgarbato?
No davvero, molto spesso i criminali sono persone squisite; e proprio in questo sta la loro forza.

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