25 novembre 2010

Il fantasma di Giancarlo Arnao in Silver Tower

Nel salone di Torre Argentina si è tenuta oggi una riunione di antiproibizionisti, convocata da RI ed estesa al PRT, per dare un seguito al lavoro, che è stato definito "ripreso", a dire il vero per me è realtà quotidiana da qualche anno. 
I temi che Mario Staderini ha richiamato nella sua introduzione trovano l’ Associazione Radicale Antiproibizionisti perfettamente concorde: la potenzialità del consenso e il potere aggregativo a livello locale, la urgenza di riportare il tema al centro dell’agenda politica e la notazione di come il tema non sia affrontato dai giornalisti, l’importanza di produrre documentazione informativa alternativa e l’uso degli strumenti di democrazia diretta, anche a livello locale, e degli strumenti della nonviolenza sono tutte proposizioni che l’ @.r.a. promuove dalla sua nascita.
La mozione dell’ultimo congresso di RI recita: “ Il Congresso … dà mandato agli organi dirigenti di ... operare per trovare - in raccordo con il Partito Radicale - le risorse umane e finanziare per convocare un grande congresso antiproibizionista con la partecipazione di personalità del mondo della scienza e della politica”. In questo passaggio si legge fra le righe la grandiosità del progetto e la effimera probabilità di realizzazione, tutta legata a singoli individui di buona volontà. E il centro del paragrafo sta sospeso fra le “risorse umane e finanziarie” e il “raccordo col PRT”, come ha ben sottolineato Mario.
Tre i settori di iniziativa proposti alla cerchia degli ammessi al conclave antiproibizionista radicale, un po’ diverso da come l’avevo sognato, solo un po’, però.
-          Uno ricopia in parte la mozione dell’@.r.a.,  prevedendo una serie programmata di eventi antiproibizionisti nelle maggiori città italiane, abbinati alla diffusione e alla vendita di materiale informativo e ad eventuali distribuzioni di semi di canapa.
-          Un seminario su come si parla di politiche sulle droghe, come i giornalisti, questa classe di colti ignoranti e snob, parlano e scrivono o meglio non scrivono, è un’altra grande idea che viene da Blumir e passa chiaramente per le aule di sociologia. L’analisi del linguaggio e dei linguaggi è una scienza umana del tutto razionale, il fatto che sia nuova non deve spaventare i benpensanti.
-          Un altro campo fortemente promosso e sostenuto dall’ @.r.a. è l’ iniziativa referendaria locale sulla cannabis terapeutica. Così come l’appoggio alla più recente proposta di legge di Rita Bernardini, la legge minimale che equipara l’uso personale alla coltivazione domestica.
Il PRT settore droghe, rappresentato da Cappato/Perduca, si è espresso a due voci uguali ma diverse,  e siccome non scrivo per dare pagelle non vi riferisco sulle obiezioni che ho esposto di persona agli interessati.
Hanno poi preso la parola gli amici dell’ Illicit drug market, proponendo interessanti iniziative di confutazione dei dati di Giovanardi. L’ aspetto economico ha bisogno di essere messo a fuoco meglio, perché se ci si trova a domandarsi quale sia il costo sociale delle leggi sulle droghe, particolarmente di quelle sulla canapa, e attraverso quali parametri può essere misurato , vuol dire che si è perso di vista, o non si ha, una visione chiara dei fatti reali, o più semplicemente dei fatti sociali che si intende indagare.
E’ stato prospettato anche un convegno sull’aspetto giuridico delle contraddizioni e delle incostituzionalità e delle irregolarità delle leggi vigenti sulle droghe; possibili campi di studio, l’autorizzazione alla coltivazione domestica e il diritto alla somministrazione controllata di eroina intesa come terapia.
L’@.r.a., per mio mezzo e tramite, ha voluto ribadire ancora la distinzione tra tossicodipendente e consumatore, tra droghe pesanti e leggere, o non droghe, o non droga, che poi è una sola, cioè la canapa; si è proposta integrare la prima proposta di iniziativa con l’organizzazione di rappresentazioni teatrali di “Ragazza in erba”, testo antiproibizionista, preceduto da una conferenza stampa e seguito da un dibattito moderato.

( L’@.r.a., che coming out l’ha fatto da mo’, non si è astenuta dal consumare personalmente canapa coltivata domesticamente anche durante la riunione. Ha tentato anche di cedere un seme di canapa alla Associazione Luca Coscioni, per i suoi malati, ma questa si è rifiutata di accettarlo per paura di finire in manette).


23 novembre 2010

APERITIVO E NONVIOLENZA ( il prezzo del Negroni )

La piazza è Piazza Mazzini, ma potrebbe essere Piazza Beccaria, o Piazza Mino da Fiesole, una piazza borghese, dove non si vedono extracomunitari con i calzini da vendere,  né cisposi alcolizzati attaccati ai videogiochi, ma signore, signori e signorini/e firmati da punto a capo, con la macchina in tripla fila davanti al bar, gli occhi spenti e i conti pieni.
Che cosa sono cinque euro e venti? Dipende dai punti di vista. Sono spiccioli, miserabili spiccioli vituperati e abbandonati nel fondo delle borse e delle tasche nel fondo degli armadi, sono la paga di un’ora di lavoro per molti in Italia, un’ora spesso fatta di fatica a bestia, sorrisi tirati a lucido su corpi sofferenti, maledizioni a mezza bocca.
Sorvoliamo, no, non sorvoliamo sul fatto che in Italia, nella cosiddetta capitale, in una piazza del bel mondo che dovrebbe essere culturalmente all’altezza, una donna che vada bel bella a spararsi un Negroni da sola è vista come una via di mezzo fra una puttana e una pazza alcolizzata e si deve sorbire, col Negroni, le occhiate supponenti della clientela dell’aperitivo, al 90% maschile. Vabbene, sorvoliamo, con un pensiero alla mia provinciale e perversa Firenze, dove tutto questo non accade neanche in periferia.
Diciamo che una chiede regolarmente e per favore un Negroni al barista. E lui attacca la mistura col ghiaccio (primo errorone) e poi va di Cinzano. Cinzano? Chiedi perplessa. E lui: Col Cinzano il Negroni è meglio. O tempora o mores … niente più perfezione, niente rito, niente mito, tutti a sballarsi purchè sia, a godere purchè sia, e il peggio è per loro che non sanno che si perdono.
Cari signori, il Negroni col Cinzano fa schifo, non sta né in cielo né in terra, è uno schiaffo alla cultura, all’arte, ed anche alla fantasia che non ne può più di vedersi confusa col pressapochismo.
Cosa di più facile che prendersela col barista, umiliarlo e offenderlo, tanto non può reagire, dirgli che tu hai chiesto un Negroni, e lo paghi, e a quello hai diritto? Oh sì, insultarlo di fronte a tutti, fargli abbassare la cresta. Invece no.
Ma neanche porgere l’altra guancia, il mestiere di signora è un duro lavoro, ma qualcuno lo deve pur fare. Spiegarsi col barista, un povero essere sfiancato dal servizio, fargli riconoscere che sì, in effetti un Negroni non è fatto col Cinzano, sottovoce, senza strepito, Insinuare nel suo povero cervello ormai guastato dai parvenus che non tutto il mondo è paese, che le eccezioni abbelliscono la realtà.
Contemplare, lontano, il consueto sogno che arranca sulle strade sdentate. E tornare a lavorare.
Arrivederci e grazie.