La piazza è Piazza Mazzini, ma potrebbe essere Piazza Beccaria, o Piazza Mino da Fiesole, una piazza borghese, dove non si vedono extracomunitari con i calzini da vendere, né cisposi alcolizzati attaccati ai videogiochi, ma signore, signori e signorini/e firmati da punto a capo, con la macchina in tripla fila davanti al bar, gli occhi spenti e i conti pieni.
Che cosa sono cinque euro e venti? Dipende dai punti di vista. Sono spiccioli, miserabili spiccioli vituperati e abbandonati nel fondo delle borse e delle tasche nel fondo degli armadi, sono la paga di un’ora di lavoro per molti in Italia, un’ora spesso fatta di fatica a bestia, sorrisi tirati a lucido su corpi sofferenti, maledizioni a mezza bocca.
Sorvoliamo, no, non sorvoliamo sul fatto che in Italia, nella cosiddetta capitale, in una piazza del bel mondo che dovrebbe essere culturalmente all’altezza, una donna che vada bel bella a spararsi un Negroni da sola è vista come una via di mezzo fra una puttana e una pazza alcolizzata e si deve sorbire, col Negroni, le occhiate supponenti della clientela dell’aperitivo, al 90% maschile. Vabbene, sorvoliamo, con un pensiero alla mia provinciale e perversa Firenze, dove tutto questo non accade neanche in periferia.
Diciamo che una chiede regolarmente e per favore un Negroni al barista. E lui attacca la mistura col ghiaccio (primo errorone) e poi va di Cinzano. Cinzano? Chiedi perplessa. E lui: Col Cinzano il Negroni è meglio. O tempora o mores … niente più perfezione, niente rito, niente mito, tutti a sballarsi purchè sia, a godere purchè sia, e il peggio è per loro che non sanno che si perdono.
Cari signori, il Negroni col Cinzano fa schifo, non sta né in cielo né in terra, è uno schiaffo alla cultura, all’arte, ed anche alla fantasia che non ne può più di vedersi confusa col pressapochismo.
Cosa di più facile che prendersela col barista, umiliarlo e offenderlo, tanto non può reagire, dirgli che tu hai chiesto un Negroni, e lo paghi, e a quello hai diritto? Oh sì, insultarlo di fronte a tutti, fargli abbassare la cresta. Invece no.
Ma neanche porgere l’altra guancia, il mestiere di signora è un duro lavoro, ma qualcuno lo deve pur fare. Spiegarsi col barista, un povero essere sfiancato dal servizio, fargli riconoscere che sì, in effetti un Negroni non è fatto col Cinzano, sottovoce, senza strepito, Insinuare nel suo povero cervello ormai guastato dai parvenus che non tutto il mondo è paese, che le eccezioni abbelliscono la realtà.
Contemplare, lontano, il consueto sogno che arranca sulle strade sdentate. E tornare a lavorare.
Arrivederci e grazie.
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