15 gennaio 2008

moratoria quanto mi costi





1) Si fa alla svelta a liquidare un emendamento ad una Carta fondamentale, di quelle che stanno alla fonte delle fonti, nel libro dei libri, con un punto di vista concluso e limitato che non esce dai confini dell’Italia se non del Vaticano. Questi sostenitori di una psicopatologia di massa e di regime, amanti della famiglia numerosa e della autorità costituita e violenta, pongono in realtà alle famiglie effettive un tremendo ricatto economico e sociale. Giocano con la vita e con la morte, preparano figli alla guerra, non mi trovano assolutamente d’accordo e mi chiedo come si possa ignorare i paralleli dibattiti che si svolgono in tutto il pianeta; dall’Olanda all’Irlanda, dalle più illuminate sentenze dei giudici americani agli ultimi anatemi di un integralista musulmano, dalle sperimentazioni di disobbedienza civile delle Women on Waves (che hanno offerto un servizio di interruzione volontaria di gravidanza in acque extra territoriali al largo delle coste irlandesi) alla spietata selezione delle nascite tramite aborti indotti e infanticidi di Cina, tanto per fare un esempio, e di tanto mondo arabo.
L’aborto sarebbe un argomento sul quale il tacere è bello, ma questo pontificare crescente su un argomento da parte di un genere che non ha una cognizione diretta di ciò di cui si parla, se non attraverso il ruolo indiretto di esecutori, a calci o più modernamente con la RU486, esige un tributo con l’intenzione prevalente di informare le giovani donne sulla condizione dalla quale donne e bambine italiane sono uscite negli ultimi quaranta anni, un terribile mondo antico dove, per esempio, il padre poteva disporre della figlia o in sottinteso del figlio a condizione che non desse publico scandalo, al fratello ferito nell’ ”onore”, termine assai nebuloso, molto era perdonato se uccideva la sorella, ma non viceversa.
Si millanta il credito di poter portare all’ organizzazione delle nazioni unite l’affermazione insindacabile non solo che una donna che abortisce è un’assassina, ma che si sa e si vuole misurare per legge per tutti i termini numerati della vita e della morte, una pretesa integralista destinata a fallire; ridicolo, se non fosse drammatico.
Il potere riproduttivo, fisico e sociale, è un potere effettivo, anche se non viene compreso negli studi sociologici sul potere, forse perché negli ambienti universitari persiste un dominio maschile, come non affermo solo io ma anche autorevoli scienziati sociali, uno per tutti, Pierre Bourdieu; nella lotta per la conquista di spazi sociali succede ancora che la storia venga scritta dai vincitori.
Questo non vuole affatto dire che in ogni uomo si nasconda un nemico, ma neanche che le donne siano coercite a farsi insegnare dai preti, dai medici, dai giudici, che siano maschi o femmine, che cosa debbano fare con il loro stesso corpo, che appartiene integralmente e privatamente solo a loro. Senza scordare che pure l’America ha garantito il voto alle donne cinquanta anni dopo che agli schiavi.
L’incontestabile verità che oggi una lotta secolare è riuscita nel titanico sforzo di guadagnare alle donne di oggi in alcuni paesi la possibilità di ritagliarsi un marginale spazio, possibilità peraltro a numero chiuso e ad accesso impari, non dovrebbe rimuovere dalla coscienza cento milioni di donne mutilate.
I guardiani della nuova rivoluzione, che conoscono l’ora e il giorno nel quale la vita entra nell’ embrione, spargono l’oblio sulle lacrime e sul sangue che ancora oggi costa nel mondo nascere donna e ancor più essere madre. L’aborto non è omicidio, se non di se stesse. E che cosa aiuterà il giudice a stabilire i confini tra aborto involontario e aborto volontario? Siamo usciti trenta anni fa da un incubo di aborti clandestini e malainformazione che, voglio credere, le nostre figlie e nipoti continueranno a non conoscere.

2) Si fa alla svelta a sottintendere che se si è contro la cosiddetta Casta ( diva e divina? ) è perché ci si vorrebbe essere, dentro questa Casta, e che alla fin fine abolire la miseria lo vogliono soprattutto i miserabili, e oltresì a compiacersi di come essere miserabili dipenda evidentemente da una colpa, non si sa se originale o giustapposta; infatti quelli che furono e che sono i padroni del vapore si convincono di esserlo non per nascita o per privilegio, ma per meriti personali eccellenti, il che riesce loro facile grazie all’ ottima educazione in ottime scuole, e li esenta dal sentirsi in colpa coi miserabili, tranne render loro una untuosa elemosina, se sono miserabili è perché se lo sono meritato.
Nel tempo trascorso da quei Padroni del vapore, si è verificata una frammentazione in tanti sottopadroni di vaporetti, inseriti in una burocrazia perfettamente funzionale alla riproduzione di se stessa, con tutti i difetti e gli effetti perversi ( effetti perversi è un termine sociologico affine a epifenomeni ) conseguenti, attestati in solidi e distinti spazi sociali.
Libera circolazione, zero via zero. Merci, idee, persone, élites, energie, bloccate.
Un crescente popolo di miserabili, bisognosi, morti di fame, profughi, disperati, ingrossa e intasa i flussi dei trasporti, gli indotti della giustizia, i labirinti degli ospedali, in diversi contesti ma sempre miserabili, trasportato con incoscienza sulle derive della sovrappopolazione e dei dissesti illogici in Italia come nel mondo. Se non si riesce a cambiare sistema, si va poco lontano.
Le scienze sociali nel raccontare del rapporto dell’uomo con il denaro e la ricchezza si sono fermate con rare eccezioni all’antropologia del dono e dello scambio ed hanno poi consegnato le armi agli economisti. I sottopadroni del vaporetto universitario invece di produrre scienza e conoscenza, pagati più che degnamente, producono familismo amorale e accessi condizionati, monopolizzando la ricerca e le scoperte scientifiche.
Non esiste un serio programma di educazione economica che comprenda le informazioni base delle leggi del mercato, dei principali strumenti finanziari, della storia sociale del denaro. Non esiste un dialogo, né popolare né accademico, fra poveri e ricchi. Pervasi dalla paranoia di dover rinunciare ai loro balocchi, arroccati sui concetti di risorse scarse e di limiti posti all’umana ricerca, impediti da se stessi lungo la via della virtù e della conoscenza, i padroni dei vaporetti si ritrovano assai poco attrezzati ad affrontare il diluvio di conseguenze che incombe sulle cause dispersive e futili che si sono accumulate negli anni; questo conduce i loro vaporetti alla deriva, con grosso danno riflesso sulle masse dei miserabili.
Le uniche alternative testate e consolidate che al momento gli studi sulla gestione del conflitto hanno prodotto sono il dialogo, l’ascolto attento delle ragioni, la diffusione e la distribuzione equa di risorse e informazione, l’azione diretta nonviolenta, la forza della verità e dell’amore corrisposto..

Nessun commento: