PANNELLA: LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA E AL PRESIDENTE DEL SENATO “INCARICATO”
Signor Presidente della Repubblica, Signor Presidente del Senato “incaricato”,
temiamo di non comprendere. Ma cosa accade? Cos’è tutta questa fretta “oggettiva” che manifestamente si vuole imporre alle Vostre funzioni e alla Vostra immagine, amputando la realtà istituzionale e politica delle sue componenti maggiori?
Dapprima una esasperata e spesso democraticamente scorretta e irresponsabile offensiva contro la stessa legittimità dei risultati elettorali e del Governo poi costituito; in seguito – più politicamente – la falsificazione continua sull’opera del Governo e della maggioranza, che coraggiosamente hanno scelto la via dell’impopolarità per invertire il corso antipopolare della politica elettoralmente condannata dal Paese.
Siamo così giunti alla “crisi” dovuta alla meritoria parlamentarizzazione della torbida e confusa situazione nella quale il Senato della Repubblica, inchiodato ad una non definitiva sua costituzione e ad una non definitiva proclamazione del suo Plenum, ha provocato un episodio nelle forme e nella sostanza indecorose. Questo in una situazione della camera alta che personalità come Giuliano Vassalli denunciano essere estranea all’ordinamento costituzionale: “Contra Costitutionem”. Da superare, evidentemente, al più presto.
In queste condizioni appare all’opinione pubblica ed a noi stessi una sorta di “fretta”, animata da una campagna populista, letteralmente di stampo sfascista–fascista. Si è insomma scatenata una psicosi al grido, alle urla: “Al voto! Scioglimento del Parlamento o…” contro il manifesto successo politico-istituzionale e politico-parlamentare del Governo, applaudito letteralmente – ed in termini inconsueti – dall’Unione europea, dopo esser stato convalidato dal voto delle Camere, con l’approvazione della Finanziaria, su quel progetto detto “Protocollo sul Welfare”, proposto dal Governo e sottoscritto da tutte le parti sociali. Un progetto che ha realizzato una inedita novità storica che nemmeno il Referendum sulla Scala Mobile aveva compiuto: quello - cioè - dell’unità sindacale, sia dei lavoratori che degli imprenditori, plebiscitata dai 5 milioni di pensionati e dipendenti, con la disfatta delle organizzazioni conservatrici, comuniste e dintorni, che vi si opponevano e oppongono.
A noi , signori Presidenti, sembra chiaro che la ritrovata, pressoché isterica unità dell’opposizione su questo obiettivo è determinata da una constatazione che induce nelle componenti della ex Cdl la consapevolezza del manifestarsi con evidenza di una situazione istituzionale e politica forte e vincente.
Quale era, il 24 Gennaio, e qual è ora la situazione istituzionale e politica?
Ricapitoliamo: durante l’estate il Governo elabora un “protocollo”sociale sul welfare, e lo propone ai soggetti sociali dei lavoratori e degli imprenditori. Unanimemente i soggetti sociali lo sottoscrivono. Il governo si impegna di sottoporlo al voto necessario del Parlamento, anche con misure contenute nella legge Finanziaria. Dichiara altresì che tale protocollo dovrà essere votato o respinto nella sua sostanziale integrità. Da parte loro i maggiori sindacati sottopongono all’elettorato dei pensionati e dei dipendenti il “protocollo”, che viene sostanzialmente plebiscitato da 5 milioni di votanti, con la disfatta delle proposte delle organizzazioni conservatrici paleo-comuniste e dintorni che vigorosamente vi si opponevano e oppongono.
A questo punto Il Parlamento, votando nelle due Camere la Finanziaria e i provvedimenti convergenti, rende il “protocollo” programma non solamente del 2008, ma, manifestamente, di buona parte della legislatura. Nel mese di gennaio, all’avvio dell’esecuzione di quanto così deliberato intervengono la competente autorità della Commisione Europea e ulteriori dati che vedono il programma di Governo rafforzato da un imprevisto ulteriore apporto di risorse finanziarie da parte dei contribuenti.
Fondo Monetario Internazionale, Unione Europea, il Governatore della Banca d’Italia, concordemente ammoniscono che occorre proseguire, rafforzare, correggere anche, affrontando con più coraggio ed energia e rapidità la riduzione del debito pubblico e la contrazione della spesa corrente, contemporaneamente e in tal modo affrontando l’urgenza morale, politica, economica dell’intervento contro l’immiserimento rapido in corso, contro la miseria che si è aggravata per i già miseri e che incombe per parte grande del ceto medio. La Politica del Governo, della maggioranza, a ciò era ed è già volta, ma ostacolata, impedita dal conservatorismo comunista, rifondato, confermato, o parassitato dai suoi dintorni. Da quelli interni, certo. Ma ancor più da quel conservatorismo che ha impedito al Governo Berlusconi, ed alla sua straforte numerica maggioranza, di muoversi altro che in una direzione opposta, antiliberale, antiliberista, corporativista, dissipatrice del bene pubblico, antiriformatrice. Se il Governo Berlusconi si fosse trovato a finire la sua opera alla fine del secondo anno, e non del quinto anno (come indica, prescrive, tranne eccezioni, la Costituzione) non ci sarebbe stato il recupero dell’opera di Biagi, e il tentativo, ugualmente abortito della Maroni…
Cari Presidenti,
nella storia della Repubblica quasi mai si sono sciolte le Camere con operazioni lampo, alla Rommel. Ha rilievo costituzionale, o anticostituzionale privilegiare, come sembrerebbe farsi in questa occasione, richieste e frettolosità di parte contro il patente interesse primario, democratico e da Stato di Diritto, di sostegno prudente e sereno alla politica deliberata e in corso di attuazione da parte di Parlamento e Governo. Sciogliere oggi, dopo qualche giorno di presa d’atto della violenza e della fretta (forse disperata anche se iattante) liquidatorie, significa mettere al centro dell’avvenire del Paese l’”immenso”, pressoché ridicolo problema che si riduce al quesito: porcello si, porcello no (ben più sì che no, tra l’altro).
Una ultima osservazione: non ha un qualche rilievo il fatto, il misfatto che RAISET, e il monopartitismo oligarchico e antidemocratico sempre meno imperfetto che esprime, non abbia consentito un solo dibattito, una sola possibilità di espressione alla incessante denuncia pubblica fatta da noi Radicali sin dall’agosto 2007, dello scioglimento delle Camere come obiettivo di dissipazione letteralmente folle, irresponsabile di un supremo bene costituzionale, democratico, di semplice diligenza da buon padre di famiglia, sottolineando che probabilmente sarebbe stata necessaria e ragionevole una nuova maggioranza, amplissima, ma davvero riformatrice, come alternativa?
Davvero, Signori Presidenti, l’attuazione di un progetto di valore – forse addirittura storico – quale il ‘Protocollo’ proposto dal Governo, sottoscritto da tutte le forze sociali, con il sostegno pubblico di 5 milioni di lavoratori, convalidato ora, poche settimane dopo esser stato adottato come Legge dalle due Camere, con il voto della Finanziaria, mentre l’Ue, con un intervento assolutamente anomalo, sente di dover esortare il nostro Paese a sostenere e rafforzare la politica di Prodi, Padoa Schioppa, di Bersani e di Visco, dai Ichino a Monti, Boeri e Giavazzi, ma davvero, Signori Presidenti, in quattro e quattr’otto si mandano a casa Parlamento e Governo, si obbedisce ad una “attualità” drogata e non obiettiva, così come si mantengono invece Consigli e Presidenti - che so io? – campani, lucani, calabri e siculi?
Certo, così l’Italia non avrà, dopo 13 anni, nemmeno la proposta Frattini, i conflitti di interessi, la riforma Gentiloni, i Dico e tutte le riforme civili. E si ripartirà da sotto zero questa volta. E, matematicamente, si spera, una volte per tutte, senza i Radicali… Oh Dura Lex :-)) Signori Presidenti!
Con… osservanza,
Marco Pannella
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