Cari amici e compagni buongiorno, entro subito nel merito; siamo qui convocati per dare il nostro contributo a una decisione importante per la nostra vita politica, cioè se accettare o meno la controproposta che Veltroni ci offre attraverso Bettini. La nostra proposta, di una lista radicale collegata alla sua, non è piaciuta a Veltroni, che la ha rifiutata; la controproposta consiste nel rinunciare: al simbolo collegato, a Marco Pannella e a Sergio D’Elia, quindi alle persone artefici di tutte le nostre battaglie, alla nostra stessa identità, in cambio di nove posti “sicuri”, “garantiti”, e mi domando: garantiti da chi? 10% di alcuni spazi televisivi, 30 denari. Prendere o lasciare.
Una settimana fa, a Salerno, al Congresso della Associazione Luca Coscioni, subito dopo i saluti delle istituzionali locali, ci sono stati due interventi di esponenti di partito, uno del pd e un socialista, che sembrava facessero a gara nel desiderare la nostra compagnia elettorale.
Qualche giorno prima era stata annunciata una grande novità, in queste elezioni non c’è l’obbligo di raccolta firme; le firme non se le deve più raccogliere quasi nessuno, non se le devono raccogliere i radicali ma neanche il pd; se dovessero raccogliersele e farsele autenticare, ad una ad una, per la strada, al freddo al freddo, come i militanti radicali hanno fatto, potrebbero chiudere.
Per un militante, quale sono e fui, la notizia della scomparsa dell’obbligo di raccogliere le firme, è parsa a dir poco meravigliosa, da una parte, per le energie risparmiate da centinaia di persone coinvolte ancora a chieder permessi, trovare autenticatori, telefonare, montare tavoli, pulire firme; terribile, da un’ altra, perché riapre ancora le porte a gente che a fare politica per la strada non c’è mai stata, carrieristi, burocrati, fini oratori.
Una settimana fa, sempre a Salerno, si raccontava ancora la novella dello scioglimento o della biodegradabilità, condizione sine qua non, condizione che accettata, non è bastata a meritarci una lista collegata, onore invece concesso ad Antonio di Pietro e alla sua banda. Non è per niente nuova, questa novella dello scioglimento, aleggia già dal Congresso di Rimini, dove a questo punto non si capisce più perché RI non si sia sciolto per poi costituire insieme allo Sdi il nuovo soggetto RnP. La novella dello scioglimento è poi tornata evocata dal nascente Pd, partito cosiddetto democratico, quando in fase di cosiddette primarie già pretendeva la consegna delle bandiere per consentirci di candidare Marco Pannella e Emma Bonino.
Quindi, 9 eletti: indipendentemente da quanti voti prenderà la coalizione? Indipendentemente da che vinca o che perda? Per le elezioni amministrative, andrà a finire come con i socialisti, centinaia di eletti loro e due o tre noi? Chi saranno gli eletti? Chi li sceglierà?
Spazi televisi: il 10% degli spazi è vago. Inoltre non dobbiamo dimenticarci che questo impegno è “garantito” dalla stessa classe politica che ha negato ai cittadini il diritto di conoscere le battaglie e le idee radicali; la stessa élite politica, senza ricambio da decenni, di destra e di sinistra.
9 nominati deputati e senatori, spazi televisi; dall’altra parte 50 anni di storia radicale, i veti fatti calare su Luca Coscioni prima, su Marco Pannella e su Sergio D’Elia poi; da accettare con entusiasmo.
Poi, il ricatto economico; il denaro messo per scritto si dice è già un successo. Pesa sui nostri debiti, e non si può dire che non lo sapessimo, di stare accumulando debiti su debiti. Quando si ha debiti, quando non si riesce a nutrire i propri figli, accade di trovarsi pronti ad accettare ogni opportunità che si presenti, ma da subire un ricatto economico a ringraziare chi ce lo propone e lodarne il coraggio ce ne corre. Con questo atteggiamento rinunciatario non si capisce perché mai non si sia accettato nel 2005 di togliere il nome di Luca Coscioni dal simbolo e dalle liste. Forse nel 2005 non avevamo debiti? Si era già consumata la dissipazione degli scarni patrimoni radicali, a scapito soprattutto del centro del nostro sistema, che è il Prt, in attesa dal 2002 del suo trentanovesimo congresso. Trentanovesimo.
Ci hanno ormai convinto, nel giro di sette giorni, che ci fanno un grande onore a prenderci, che senza di loro moriremo poveri, che si deve salir di corsa su un pullman lanciato non si sa bene verso dove, che alla fine di cinquanta anni di storia radicale andando con Veltroni si vince, restando con Pannella si perde tutto. Ci si vuole illudere che Veltroni ci salverà.
Possiamo disperderci, più che scioglierci, possiamo offrire al pd un non molto probabile ministro e nove deputati, oltre allo scampato, per lui, pericolo di una lista con Emma Bonino premier. Una Lista Bonino, invece, collegata a Veltroni premier, avrebbe forse levato qualche voto al Pd ma ne avrebbe portati alla coalizione,questo fa pensare anche che Veltroni non voglia vincere ma voglia rafforzare il suo partito, e ci stia trascinando in una fascinazione colletiva repentina dritti al naufragio, mentre altri radicali saranno nominati da altri partiti. Possiamo regalare a tutti le idee e le opere di ingegno, possiamo lasciare che lo stesso Veltroni che non vuole Pannella e D’Elia si faccia vanto della moratoria, quella vera, quella nostra, e ci unisca illudendosi di dividerci. Yes, we can! Ci viene detto che non c’è alternativa, che l’alternativa dopo l’alternanza non c’è, che non c’è altra alternativa. Che una lista radicale sarebbe mera testimonianza; mera.
Non c’è alternativa.
Subiamo il ricatto.
Chiniamo il capo.
Io, che sono una disubbidiente civile, ubbidisco. Ma invito i miei dirigenti a stringere la trattativa, a vigilare con determinazione e longimiranza su tutti gli aspetti dell’accordo, tutelando con buonsenso puntiglioso, testardo e caparbio, gli interessi del Partito, quello con la P maiuscola.
Arrivederci e grazie.
Una settimana fa, a Salerno, al Congresso della Associazione Luca Coscioni, subito dopo i saluti delle istituzionali locali, ci sono stati due interventi di esponenti di partito, uno del pd e un socialista, che sembrava facessero a gara nel desiderare la nostra compagnia elettorale.
Qualche giorno prima era stata annunciata una grande novità, in queste elezioni non c’è l’obbligo di raccolta firme; le firme non se le deve più raccogliere quasi nessuno, non se le devono raccogliere i radicali ma neanche il pd; se dovessero raccogliersele e farsele autenticare, ad una ad una, per la strada, al freddo al freddo, come i militanti radicali hanno fatto, potrebbero chiudere.
Per un militante, quale sono e fui, la notizia della scomparsa dell’obbligo di raccogliere le firme, è parsa a dir poco meravigliosa, da una parte, per le energie risparmiate da centinaia di persone coinvolte ancora a chieder permessi, trovare autenticatori, telefonare, montare tavoli, pulire firme; terribile, da un’ altra, perché riapre ancora le porte a gente che a fare politica per la strada non c’è mai stata, carrieristi, burocrati, fini oratori.
Una settimana fa, sempre a Salerno, si raccontava ancora la novella dello scioglimento o della biodegradabilità, condizione sine qua non, condizione che accettata, non è bastata a meritarci una lista collegata, onore invece concesso ad Antonio di Pietro e alla sua banda. Non è per niente nuova, questa novella dello scioglimento, aleggia già dal Congresso di Rimini, dove a questo punto non si capisce più perché RI non si sia sciolto per poi costituire insieme allo Sdi il nuovo soggetto RnP. La novella dello scioglimento è poi tornata evocata dal nascente Pd, partito cosiddetto democratico, quando in fase di cosiddette primarie già pretendeva la consegna delle bandiere per consentirci di candidare Marco Pannella e Emma Bonino.
Quindi, 9 eletti: indipendentemente da quanti voti prenderà la coalizione? Indipendentemente da che vinca o che perda? Per le elezioni amministrative, andrà a finire come con i socialisti, centinaia di eletti loro e due o tre noi? Chi saranno gli eletti? Chi li sceglierà?
Spazi televisi: il 10% degli spazi è vago. Inoltre non dobbiamo dimenticarci che questo impegno è “garantito” dalla stessa classe politica che ha negato ai cittadini il diritto di conoscere le battaglie e le idee radicali; la stessa élite politica, senza ricambio da decenni, di destra e di sinistra.
9 nominati deputati e senatori, spazi televisi; dall’altra parte 50 anni di storia radicale, i veti fatti calare su Luca Coscioni prima, su Marco Pannella e su Sergio D’Elia poi; da accettare con entusiasmo.
Poi, il ricatto economico; il denaro messo per scritto si dice è già un successo. Pesa sui nostri debiti, e non si può dire che non lo sapessimo, di stare accumulando debiti su debiti. Quando si ha debiti, quando non si riesce a nutrire i propri figli, accade di trovarsi pronti ad accettare ogni opportunità che si presenti, ma da subire un ricatto economico a ringraziare chi ce lo propone e lodarne il coraggio ce ne corre. Con questo atteggiamento rinunciatario non si capisce perché mai non si sia accettato nel 2005 di togliere il nome di Luca Coscioni dal simbolo e dalle liste. Forse nel 2005 non avevamo debiti? Si era già consumata la dissipazione degli scarni patrimoni radicali, a scapito soprattutto del centro del nostro sistema, che è il Prt, in attesa dal 2002 del suo trentanovesimo congresso. Trentanovesimo.
Ci hanno ormai convinto, nel giro di sette giorni, che ci fanno un grande onore a prenderci, che senza di loro moriremo poveri, che si deve salir di corsa su un pullman lanciato non si sa bene verso dove, che alla fine di cinquanta anni di storia radicale andando con Veltroni si vince, restando con Pannella si perde tutto. Ci si vuole illudere che Veltroni ci salverà.
Possiamo disperderci, più che scioglierci, possiamo offrire al pd un non molto probabile ministro e nove deputati, oltre allo scampato, per lui, pericolo di una lista con Emma Bonino premier. Una Lista Bonino, invece, collegata a Veltroni premier, avrebbe forse levato qualche voto al Pd ma ne avrebbe portati alla coalizione,questo fa pensare anche che Veltroni non voglia vincere ma voglia rafforzare il suo partito, e ci stia trascinando in una fascinazione colletiva repentina dritti al naufragio, mentre altri radicali saranno nominati da altri partiti. Possiamo regalare a tutti le idee e le opere di ingegno, possiamo lasciare che lo stesso Veltroni che non vuole Pannella e D’Elia si faccia vanto della moratoria, quella vera, quella nostra, e ci unisca illudendosi di dividerci. Yes, we can! Ci viene detto che non c’è alternativa, che l’alternativa dopo l’alternanza non c’è, che non c’è altra alternativa. Che una lista radicale sarebbe mera testimonianza; mera.
Non c’è alternativa.
Subiamo il ricatto.
Chiniamo il capo.
Io, che sono una disubbidiente civile, ubbidisco. Ma invito i miei dirigenti a stringere la trattativa, a vigilare con determinazione e longimiranza su tutti gli aspetti dell’accordo, tutelando con buonsenso puntiglioso, testardo e caparbio, gli interessi del Partito, quello con la P maiuscola.
Arrivederci e grazie.
3 commenti:
Un Grande intervento.
grazie è stato molto bello anche farlo; per cambiare le ultime righe ho dovuto soffrire fino alle lacrime, ma si sa che la democrazia ha un costo
Preveggente, direi, preveggente!!
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