11 aprile 2008

I RADICALI E LA SEDE RAI – continua . . .

Io sono una cittadina semplice, e neanche di serie A. Petruccioli lo avevo solo sentito nominare, o al massimo visto in televisione; sì, avevo letto le sue dichiarazioni offensive e non molto intelligenti al tempo delle iniziative per la moratoria universale delle esecuzioni capitali, altro bell’episodio di disinformazione Rai, ma non avevo mai avuto il destro di vederlo dal vivo e di trovarmi tanto vicina a lui da essere colpita da un suo sputacchio nel corso della vergognosa esibizione che ha messo in atto oggi davanti al suo palazzo.
Un tempo la classe dirigente sarà anche stata corrotta e crudele, ma perlomeno aveva il senso e l’educazione della sua appartenenza; questo cafone rivestito viene da noi pagato, attraverso il canone e non solo, per portare in giro la sua stazza di arroganza e di ignoranza e danneggiare con la sua stessa presenza l’immagine già insoddisfacente del servizio pubblico radiotelevisivo italiano.
Il Petruccioli era evidentemente terrorizzato all’idea di lasciar entrare Sergio Stanzani, Rita Bernardini, Marco Beltrandi e Matteo Mecacci all’interno del palazzo di Viale Mazzini; i quattro pericolosi sovversivi avrebbero potuto rinnovare per la terza volta l’occupazione dei suoi preziosi saloni e salette, esporre alle finestre le loro indecenti bandiere colorate, nuocere al decoro plumbeo e rarefatto dell’edificio.
Quel decoro carismatico che il suo corpaccione kafkiano si portava dietro oggi, quando preceduto da Malesani e da una mezza dozzina di poliziotti armati si è piegato a scendere sulla strada per “ricevere” la delegazione radicale, pur di non farla entrare.
Se mai ho visto un uomo che sembrasse un démone questo è il Presidente Rai: rosso in volto, alterato, sputacchiante, urlava a donne e anziani, offendeva, sparava parolacce come un trippaio, incurante dei microfoni e delle cineprese, dimostrando una abitudine al comando becero e alla violenza gratuita.
Ha avuto la faccia di affermare che le nomine della Rai non le fanno i partiti, che la Carta dei servizi è pienamente rispettata e che comunque fino a che lui sta sulla sua poltrona ha fatto, fa e farà come diavolo gli pare. Se non ci piace, che ci si impegni a farlo andar via.
Gli è andata bene che noi siamo radicali; del resto, è proprio perché lo siamo che è sceso in strada; ha pure detto che era sceso lui a “riceverci” perché era più democratico, se andava a dire le stesse cose con lo stesso tono in mezzo al popolo lo facevano a pezzi.
“Sei un cafone” gli ha detto Sergio Stanzani, anche Rita Bernardini si è difesa assai bene, con interventi di Matteo Mecacci, Gaetano Dentamaro, Donatella Poretti. Ma alla fine l’omone, con un diavolo per capello, ha terminato l’incontro andandosene con il suo codazzo di poliziotti e zerbini. Alla faccia dei diritti umani e del diritto all’informazione.

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