21 marzo 2009

certo bisogna farne di strada . . .

Il nuovo Attorney General Eric Holder, pochi giorni dopo essersi insediato al Dipartimento di Giustizia statunitense, ha annunciato la fine della politica della tolleranza zero dell'amministrazione Bush verso l'utilizzo di sostanze stupefacenti in campo medico: non saranno piú perseguiti dalla legge i dispensari che forniranno marijuana a persone che soffrono di cancro e altri seri disturbi. La svolta è segnalata anche dalla designazione a zar federale della droga di Gil Kerlikowske, l'ex capo della polizia di Seattle, che sin dall'inizio disse chiaramente che la caccia ai consumatori di spinelli non era fra le sue priorità.

Questo cambio di rotta segue alle valutazioni sulla questione della commissione formata dagli ex presidenti di Brasile (Fernando Henrique Cardoso), Colombia (Cesar Gaviria) e Messico (Ernesto Zedillo) che lo scorso 12 febbraio hanno raccomandato anche loro al presidente americano Barack Obama di legalizzare la marijuana. Anche l’ex presidente cileno, Ricardo Lagos, è intervenuto dichiarando: “Stiamo perdendo la guerra contro la droga in America Latina ed e' arrivato il momento di 'valutare un nuovo paradigma' sulla questione, che potrebbe comprendere la legalizzazione della cannabis”.

Come radicali antiproibizionisti nonviolenti, autori di decine di disobbedienze civili sui temi della libertà di accesso ai farmaci derivati dalla cannabis e della depenalizzazione dell’uso di droghe leggere, salutiamo questo annuncio con rinnovata speranza che anche in Italia sia possibile una revisione delle politiche proibizioniste che tanti danni continuano a portare ai cittadini in violazione dei diritti di libera scelta dei comportamenti privati e dei diritti dei malati alla libertà di cura e di terapia.


Rita Bernardini, deputata radicale, & Claudia Sterzi, segretaria @.r.a.

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