8 marzo 2009

DA CHIANCIANO A BRUXELLES NEL RITORNO/1

A Chianciano si è discusso della attualità politica subito dopo i risultati elettorali sardi; è una gran bella espressione di democrazia riunirsi per parlare subito dopo i risultati elettorali e non prima, farlo comprendere alla somareria riunita della stampa non è semplice e le imminenti elezioni europee hanno avuto la parte del leone nelle speculazioni giornalistiche della scorsa settimana.
Il Congresso del Partito Radicale ha discusso pure l'attualità sociale subito dopo la morte di Eluana Englaro, con tutte le implicazioni politiche e legislative.
Dopo le dimissioni di Veltroni e il suo accorato discorso d'addio la politica radicale è stata pubblicamente dibattuta nei suoi livelli dal transnazionale al locale e ridefinita a tre mesi dal congresso di Radicali Italiani.
Fino dal titolo, " e ora lotta di liberazione democratica dell' Italia dall'infame regime partitocratico", è riemerso il repertorio della posizione radicale classica, nè con questa destra nè con questa sinistra, parlemitani e corleonesi e i ladri di Pisa, tutte le figure retoriche usate da Pannella per significarci pervicacemente che il regime è regime ed è pure infame, che in Italia viviamo fin dal primo dopoguerra in un regime travestito da repubblica democratica dove la costituzione è stata stracciata senza vergogna da quella che può essere chiamata casta, cupola, partitocrazia, associazione a delinquere, ed è in parole povere una classe dirigente senza ricambio da così tanti decenni che paion secoli.
Realtà condivisa sotto gli occhi di tutti gli italiani che per la maggior parte bene lo sanno e sopravvivono come si sopravvive sui fiumi, adattandosi ai coccodrilli; qui già duemila anni fa il potere esprimeva le infinite varietà della sua superbia con cavalli nominati senatori e spettacoli al Circo Massimo. Esistono regimi ben peggiori in altre parti del mondo, pure l'Italia rappresenta una eccezione in negativo nella sua categoria di nazione occidentale ed europea in troppi parametri, dalla questione Giustizia e l'informazione fino alle terapie del dolore e ai campi rom. E le battaglie per i diritti dell'uomo attuate nei nostri privilegiati paesi servono alle cause dei popoli diversamente e violentemente oppressi.
Sotto la scritta "regime infame" è sfilata una scarsa dozzina di rappresentanti del regime stesso, venuti chi a ricucirsi la fedina chi a proporre contratti; a seguire tanti compagni radicali transnazionali con un buon livello politico di interventi, ottimo se confrontato alla media di altri congressi politici che ascoltiamo.
Ben più alto, in senso accademico, il livello degli interventi di Bruxelles, al Congresso mondiale per la libertà di ricerca scientifica. Il percorso dal corpo dei malati al cuore della politica, sempre che la politica ne abbia uno, passa per una interazione fra i due linguaggi, quello cosiddetto scientifico e quello politico. Indispensabile e neanche sufficiente.
Dalla resistenza alla lotta vuol dire, come ha tuonato Marco Pannella, che ognuno si organizza comunicandolo; con l'augurio che i radicali dirigenti e militanti non la intendano, come spesso fanno, ognuno per sè e nessuno per tutti.
Per tutti i radicali che come me vivono anche per la politica ma non di politica, partecipare al Congresso di Chianciano e a quello di Bruxelles è stato impegnativo, sia per il tempo che per le spese, ma la passione è passione, e dato che siamo di passaggio in questa valle di risate e lacrime, è stata pure espressione di grande privilegio e fortuna.
Perdere le opportunità di iniziativa politica che ci sono date dall' avere eletti alle elezioni europee sarebbe una disgrazia; anche rivendersi però al regime per due lenticchie e una foglia di cicoria marcia sarebbe un diabolico perseverare.
Marco Pannella, attraverso il Partito Radicale, ha in mezzo secolo prodotto una enorme quantità di teoria politica con contorno di geniali intuizioni; purtroppo la maggior parte dei radicali aspetta la sua morte per accorgersene. Così è l'essere umano.
A Bruxelles scienziati e ministri hanno discusso la libertà di ricerca scientifica in molti dei suoi aspetti: politico, scientifico, filosofico, religioso, culturale e sociale. Un dibattito a tratti molto tecnico, riservato agli addetti, in un ambiente di assoluto regime lussuoso del tutto diverso dalla struttura che a Chianciano ci ha accolto con il suo bar da campeggio.
Ancora il filo che lega il corpo dei malati al cuore della politica mostra dei punti deboli. Intanto la politica non ha un cuore, se non nei radicali transnazionali, che per timore di retorica e inutile vergogna, nel migliore dei casi, o per bieco opportunismo, nel peggiore, a volte dimenticano di ricoprire questo ruolo. Il corpo dei malati è un concetto troppo limitato per sfondare i muri che ci circondano e potrebbe integrarsi con quello di corpo sociale malato e con tutto il discorso sul diritto ad una vita senza dolore in uscita dall'etica del sacrificio e della colpa. C'è infine il luogo, la situazione dove dal corpo dei malati si può arrivare al cuore della politica; attraverso anche l'analisi dell'ambiente e del territorio dove questa strada deve essere percorsa.


Segue.

Nessun commento: