16 dicembre 2009
Un giudice del Tribunale di Perugia ha ritenuto di archiviare il processo per la morte di Aldo Bianzino, non accettando le richieste degli avvocati dei familiari, non considerando le evidenze delle perizie prodotte. Ci viene detto che entrare in carcere per coltivazione domestica di canapa e uscirne con gravissime lesioni al fegato prodotte in vita, come da perizia medica, è una "morte naturale"; che il rinvio a giudizio di un agente di polizia penitenziaria per omissione di soccorso, omissione di atti di ufficio, falso, non è indizio della volontà di nascondere il vero; che è normale che spezzoni di un filmato, che il giudice non ha ritenuto utile acquisire nell' originale, mostrino un uomo in tuta mimetica, del quale si ignorano funzioni e ruolo, presente all' interno della struttura la notte della cosiddetta morte naturale di Aldo Bianzino.
Non finisce qui, per Aldo e per le tante "morti naturali" che come una epidemia infestano le strutture e gli apparati di quella che non è più definibile Repubblica democratica. La rivolta radicale nonviolenta continua.
Claudia Sterzi
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