31 dicembre 2009

Trascrizione dell’ intervento al Congresso di Nessuno Tocchi Caino, nel Carcere di Padova


Grazie, Sergio, di poter prendere la parola in questo Congresso; mi è molto piaciuto il discorso di ieri di Oliviero Toscani quando ha richiamato l’arte e la politica insieme, infatti i radicali sono sempre capaci di svolgere queste scelte altamente simboliche, per il luogo e per le persone presenti che io ringrazio tantissimo di essere qui; oltre le qualifiche che mi ha dato Sergio faccio parte del gruppo degli oltranzisti che hanno condotto l’ultima parte della battaglia per la moratoria delle esecuzioni capitali che andava avanti da quattordici anni, tanti ce ne sono voluti, perché credo profondamente nella nonviolenza e nell’antiproibizionismo, che per me sono quasi sinonimi, quindi sono una disubbidiente civile come Nicolino Tosoni, come Rita Bernardini, come tanti altri qui dentro, ed ho partecipato, appunto, alla battaglia sulla pena di morte che non è vinta per niente: mi è stato chiesto di citare qua un caso soltanto, ed è il caso di un cittadino libanese che è condannato a morte attualmente in Arabia Saudita, per il fatto di essere un mago, di esercitare magia, e solo per questo è stato condannato a morte e molto probabilmente questa condanna verrà eseguita. Allargando un po’ il discorso la pena di morte è una battaglia non vinta se ricordiamo che ogni giorno ci sono diciassettemila persone condannate a morire di fame, ogni giorno, e d’altra parte la guerra è soltanto una condanna a morte di un governo su un popolo o su dei popoli; cerco di essere molto sintetica per questione di tempo ma sarebbero concetti che andrebbero svolti con più tempo. Quindi, sono molto d’accordo sulla proposta di moratorie singole, paese per paese, per l’abolizione, perché certamente sono battaglie che devono essere graduali, sono battaglie immense che necessitano di una certa gradualità nel loro svolgersi. Quando ho iniziato l’azione di oltranzista si era nel 2007, si era appena conclusa la vicenda di Piero Welby, e questo mi aveva fatto riflettere a due concetti che secondo me erano correlati, cioè contro la pena di morte e per una morte senza pena, questi due concetti sono uniti dal fatto che una persona, un essere umano, ha diritto ad autodeterminarsi nella sua morte, specialmente, e nessuno Stato, nessun Governo, nessun prete, nessun medico, nessun giudice, ha diritto di decidere sulla vita di una persona. Un altro concetto che mi ha fatto riflettere in questi giorni è il concetto di morte naturale; la morte naturale era quella che veniva invocata per Eluana Englaro specialmente da parte di quelli che erano contrari all’ eutanasia; la morte naturale è qualcosa che da anni, forse da secoli, non esiste più perché, come già ci diceva Pasolini negli anni ’60, grazie ai progressi della medicina la morte non è più naturale e la razza umana si seleziona anche in base ai progressi della tecnologia; ci viene detto oggi che la morte naturale, quale è la morte naturale? Morte naturale è entrare in carcere per tre piante di canapa e uscire morti dopo trentasei ore. Questa viene definita, da un medico che firma un certificato, morte naturale. Ci sono troppe di queste morti naturali nel carcere, è un argomento sul quale voglio ritornare, di morti per arresto cardiaco, che non vuol dire niente, perché il cuore si ferma, è chiaro, quando uno muore il cuore si ferma, sono definizioni che non hanno assolutamente nessun significato, sono morti che non sono naturali assolutamente, come non è assolutamente naturale il sovraffollamento, ha detto bene Nicolino prima, ci sono leggi per i polli, per i maiali, per tutti, non si vede perché non dovrebbero essere rispettate per gli esseri umani. Il discorso sulle misure alternative è molto interessante, ma bisogna distinguere, molto bene, nel caso dei tossicodipendenti, le misure alternative per i tossicodipendenti, fra chi fa uso e chi è tossicodipendente, c’è una differenza enorme; noi ierisera abbiamo bevuto due bottiglie di vino in quattro, col Professor Scozzafava, con Donatella, con Mina, ma non per questo siamo alcolizzati. C’è una bella differenza fra l’ uso di una sostanza ed essere tossicodipendente, da una parte ci sono persone che sono in carcere per un uso personale, che è un diritto della persona a casa sua nel proprio tempo e spazio, altre che sono veramente malate di tossicodipendenza, perché la tossicodipendenza è una malattia vera e propria e va curata, ma non certamente in carcere. Ci sono persone che addirittura sono in carcere per coltivazione. Il 40 % degli arrestati, lo voglio ricordare ancora una volta, viene arrestato per violazione diretta della legge sulle droghe; anche, volevo ricordare a tutti quelli che dicono che dentro la prigione ci sono persone che hanno sbagliato, che quasi la metà delle persone che sono in prigione sono in attesa di giudizio, quindi forse non hanno neanche sbagliato, non è che per forza hanno sbagliato, ci sono persone che devono ancora essere giudicate. Dentro il carcere si sente fortemente il discorso della disuguaglianza, proprio problemi di classe, si diceva un tempo, questo è un termine molto vecchio, però è ancora attuale. Rispetto alle droghe possiamo vedere la differenza tra Lapo Elkan che va a disintossicarsi in America, Marrazzo va in convento, e vediamo invece Bianzino, Cucchi, e tantissimi altri dei quali non sappiamo i nomi, la fine che fanno e quanta differenza ci sia tra i trattamenti e la maniera in cui vengono giudicati. Ci sono un sacco di distinzioni che andrebbero fatte; sicuramente, rispetto all’operato della polizia penitenziaria, ma non soltanto della polizia penitenziaria, tutto l’apparato intorno, i medici, gli avvocati, c’è una parte sana, ne sono convinta, ma c’è una parte profondamente marcia, mi dispiace ma devo dirlo, gli avvenimenti degli ultimi giorni, che poi sono gli stessi avvenimenti che vediamo dagli anni ’70, configurano non soltanto atti di abuso di potere che vengono compiuti all’interno delle strutture, ma nei processi che seguono dove c’è una serie infinita di omissioni, falsi, dove le parti in causa non hanno gli stessi diritti nel difendersi e non hanno la stessa forza nel poter portare i loro argomenti. I processi vengono truccati, e io faccio un appello, in questi giorni, alla parte sana delle forze dell’ordine e agli apparati, perché l’omertà diventa complicità ed è proprio da loro che io mi aspetto con tantissima fiducia una emersione allo scoperto di tutti questi problemi; se un detenuto extracomunitario ha il coraggio di denunciare che nella cella accanto un detenuto si è lamentato per tutta la notte, non vedo perché lo stesso coraggio non possa averlo chi viene stipendiato e chi crede soprattutto nella legalità, sennò quel mestiere non lo dovrebbe neanche fare. Legalità che non si può reggere sulla paura, non si può reggere sulla vendetta, che deve reggersi sulla fiducia, per questo sono anche molto d’accordo sul tema del fine pena mai, dell’ abolizione dell’ ergastolo, perché è un assurdo, è una mancanza di fiducia completa, nella possibilità di rieducazione delle persone, certamente sono d’accordo anche su quello che riguarda gli internati, dei quali so molto poco, però oltre gli internati ci sono altre strutture che andrebbero monitorate e controllate, strutture nelle quali non possono entrare neanche i parlamentari, orfanotrofi, comunità terapeutiche, case famiglia, residenze protette, c’è tutto un mondo dove accadono cose, bellissime a volte, ma anche orribili, e che andrebbero monitorate e seguite. In conclusione, mi chiedo in merito a tutto il discorso molto complesso di Caino e Abele, chi è Caino e chi è Abele? Tutti noi, dentro di noi, siamo sia Caino che Abele, e alla fine la madre è la stessa, per Caino e per Abele. Grazie

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