ANALISI DI UNO STUPIDO DETTAGLIO
“La guerra a Bordin è cominciata, è uscita dalla Gauloises mattutina di Pannella, sta facendo il giro del Partito, e allora “le piccole serpi” esultano. Le piccole serpi, secondo un radicale disincantato, sono i massimi consiglieri di Pannella: Maurizio Turco, Marco Cappato, Sergio D’Elia, Matteo Mecacci, Walter Vecellio.
Le piccole serpi sono quelli che chiacchierano tutto il giorno con Marco, gli raccontano, gli spiegano, s’inventano, immaginano complotti, propongono contrattacchi, fanno killeraggio telefonico, prima amano e poi sputacchiano Daniele Capezzone.” 2 novembre 2007, su Il Foglio, “Il soldato Bordin e le piccole serpi”.
Questo bel ritrattino del partito più vecchio d’Italia uscì in pieno secondo congresso di Padova. Il Congresso dopo l’uscita di Capezzone dalle nostre fila, dopo la Rosa nel Pugno con i socialisti ma non con tutti i socialisti, la RnP con Daniele segretario che con la RnP non c’entrava niente, gli otto senatori eletti e non nominati.
Durante l’era Capezzone erano usciti dalla vita attiva del Partito Olivier Dupuis, Danilo Quinto, Benedetto della Vedova, per limitarsi alle cariche dirigenti. Un turn over con un po’ di burn out, ma nei limiti fisiologici di un movimento politico a guida carismatica. Casi tutti uno diverso dall’altro.
Prima del 2000 il Partito lo frequentavo da lontano, e non ne posso dire niente, ma mi è parso di grande interesse, in questi giorni, leggere la lettera che Massimo Teodori scrisse al Foglio (sempre il Foglio!) il 28 aprile 2000, rivolgendosi a Marco Pannella in occasione del suo settantesimo compleanno.
“Non è una clausola di stile affermare il fatto che tu sei già nella storia. Una storia che con il tempo farà giustizia delle omissioni distorsioni e disattenzioni che la cronaca ti ha talvolta crudelmente riservato”, scriveva Teodori nel 2000, e questo mi fa piacere, perché è lo stesso concetto che ho espresso nell’ ottobre 2007 scrivendo una “Hands off Pannella” che riscriverei ancora oggi parola per parola, a difesa incondizionata di Marco e delle scelte legate all’ “affaire Capezzone”. Una lettera che mi valse la citazione Pannella Bordin e la definitiva antipatia dei radicali fiorentini e toscani in generale.
Proseguiva, Teodori, con delle domande sulle quali forse si sarebbe fatto bene a riflettere meglio, per esempio:
“ Perchè hai sempre rifiutato gli appelli a divenire leader di un movimento politico che andasse aldilà della tua persona? … Perché sei sempre alla ricerca di “compagni di strada” purchè mai venga messa in discussione la tua retta via? … Perché ti circondi di replicanti, esecutori e pretoriani che saranno i primi a pugnalarti alle spalle dopo averti adulato?”
Ma anche i geni politici, i grandi uomini, si sa, sono umani, e portano, indissolubilmente legati alle doti, i difetti caratteriali di ogni uomo. In più, con un processo che è simile, su un altro campo, a quello dei simpatici amici israeliani, quando un gruppo sociale si sente, o è, sottoposto a attacchi continui, schiaccianti, violenti, e non si sente, o non è, difeso o sostenuto da altre configurazioni di potere, si involve e mette in atto al suo interno gli stessi meccanismi che lamenta nell' esterno: aggressività, censura, manipolazione, violazione di principi fondanti, liste di proscrizione e prescrizione, scorrettezze procedurali ecc.
“La metamorfosi del bene e del male, ovvero come il regime ha o non ha trasformato i radicali in una setta” potrebbe essere il titolo di uno studio di sociologia dei processi culturali che richiederebbe, a me, e a chi altrimenti?, qualche mese di tempo e di agio. Avendo studiato e scritto negli anni ’80 su una dozzina di casi di sette religiose e spirituali, salta agli occhi che ci sono analogie e differenze. Vedremo.
Nel frattempo quel che posso dare al dibattito che in questi giorni è nato intorno alle dimissioni di Massimo Bordin dal ruolo di direttore di Radio Radicale sono uno spunto di riflessione e un fatto. I fatti, si dice, non sono in grado di modificare dei convincimenti basati su cattiva informazione; anzi, a volte rafforzano quegli stessi convincimenti che falsificano; oltretutto, la mia parola non vale niente, ma io conservo una buona coscienza umana e, il mio fatto, ve lo offro uguale.
Lo spunto, piccolo e sintetico, è una delle differenze tra la vicenda Capezzone e quella Bordin; per Daniele, in difesa di Daniele, si mobilitarono le forze interne al Partito, una spaccatura della quale ancora oggi si portano i segni, specialmente a livello locale. Per Massimo, a difesa delle sue posizioni, si sono mobilitati centinaia di cosiddetti esterni, consumatori, come li ha definiti Marco, della Radio. Consumatori ma anche simpatizzanti, e magari votanti, chissà. Se abbiamo 1400 iscritti circa e centinaia di migliaia di voti alle elezioni, bisognerà pure che da qualche parte vengano, quei voti, e niente di strano se fossero voti di ascoltatori. Che magari, dopo aver seguito Stampa e regime, colgono anche qualche minuto di informazione sulle battaglie per esempio di Rita Bernardini per le condizioni carcerarie in Italia, o altro. Consumatori che andrebbero onorati con interventi pubblici, chiari e trasparenti, di chi ancora tace, cioè tutta la dirigenza radicale, ad esclusione di Pannella, Bonino, e dello stesso Bordin.
Il fatto è uno stupido dettaglio; il suddetto venerdì 2 novembre 2007 chiesi all’attuale senatore Marco Perduca un suo parere sull’articolo del Foglio. Mi fidavo, sinceramente, di lui, ero ancora una militonta che si vergognava ad intervenire in pubblico, lui era per me uno dei rappresentanti di quell’ antiproibizionismo radicale nonviolento che anche stamani è fra le mie passioni principali (l’antiproibizionismo, non Perduca!); inoltre nel mio scontro con i radicali fiorentini era palesemente dalla stessa parte mia, e questo me lo rendeva ancor più simpatico.
E’ ovvio, mi spiegò Perduca: l’articolo Bordin se lo è scritto da solo, per spianarsi la strada ad una uscita che già progetta nel suo futuro. Me lo dette per certo, e io sbalordita non pensai a chiedergli le sue fonti. Era un brutto rospo, per me, da buttar giù, infatti dopo averlo masticato inutilmente per 11 giorni, e averlo risentito riportato nei corridoi da altre voci e altre fonti, tutte rigorosamente fuori microfono, lo sputai sul forum di Radicali.it, che allora era uno strumento di dibattito pubblico tra radicali che cominciava a mostrar la corda, ma vedeva la partecipazione di numerosi dirigenti.
Presi spunto da una intervista su Libmagazine, di Luca Martinelli a Massimo Bordin, pochi giorni dopo, dove si parlava di molte cose interessanti, e, nell’ultimo paragrafo, si riportavano le opinioni del Direttore di RR su quello stesso articolo: “su due giornali, in particolare su uno, sono apparsi giudizi poco lusinghieri da parte di esponenti - ovviamente anonimi, ma virgolettati - della classe dirigente radicale. E' stato scritto che l'editore, cioè Pannella, non apprezza le rassegne stampa ed in generale il modo in cui è diretta Radio Radicale. Beh, l'editore non le ha smentite. Sì, grandi pacche sulle spalle, apprezzate pure, ma non ha smentito. Due dirigenti radicali sono venuti pure da me, dicendomi "Guarda, sono tutte balle, non è vero". Io ho ringraziato, ma ho risposto "Dille anche dal palco, se me le dici mi fa piacere, ma voglio dire, se la questione è pubblica, dovrebbero essere pubbliche anche le smentite". Che non ho avuto. Che devo pensare, dunque? … Ad ogni modo, state tranquilli: finchè non mi cacciano, continuerò a fare rassegna stampa”.
Sul forum riportai la spiegazione di Perduca, senza citarlo, che ancora tutto questo coraggio non l’avevo, sollevai un po’ di discussione e presi qualche cortese offesa. Il direttore rispose che neanche ci aveva pensato, a scriverselo da solo, nessun altro fiatò, e la cosa finì lì. Ne vengono fuori due ipotesi principali.
Prima ipotesi, il senatore radicale Marco Perduca, quel senatore per eleggere il quale ho votato il capolista Achille Serra, che dio mi perdoni, è un calunniatore, una delle piccole serpi di cui sopra che soffiano per i loro miseri interessi personali nelle orecchie di un grande leader che meriterebbe più rispetto ai suoi grandi anni, e nelle orecchie dei militanti considerati come deficienti da manipolare.
Seconda ipotesi, il direttore della nostra Radio, per il quale e per la quale abbiamo dato impegno e fiducia da militanti quanta ne avevamo, da anni costruisce futuri alternativi e informazione scorretta, scrivendo pezzi en travesti e, magari, passando lui stesso informazioni riservate a quella bella personcina che si chiama Christian Rocca. Questa ipotesi corrisponde ai mormorii in Torre Argentina, che più che mormorii non sa emettere, fino a che Marco non darà la sua versione definitiva. Si dice che Massimo Bordin abbia avuto, o cercato, una offerta migliore, e per quello se ne è andato, cioè si dice che si è venduto. E la follia introversa di questo luogo fa pure dire che non sarà una grande perdita, non solo perché personaggio di poco valore, ma pure di poco rilievo nell' acquisizione di consenso.
Per me l’ipotesi vera è la prima, lo scrivo anche se so quanto mi costa e mi costerà; per mia fortuna ho già pagato un bell’anticipo. Ai miei pochi lettori il divertimento di scegliere o di farne altre.
Arrivederci e grazie,
Claudia Sterzi
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