LETTERA
APERTA
AI
RADICALI TOSCANI
Cari amici,
Cari amici,
cari compagni,
ieri sera c’è stata l’assemblea precongressuale toscana; la politica radicale, esterna o interna che sia, è sempre piuttosto paradossale, ma quello che è successo nella brutta e rattoppata saletta che i socialisti fiorentini ci concedono in uso ha sfiorato l’assurdo se non il demenziale.
Vi posso raccontare ciò che ho visto io, cercando di mantenere il distacco necessario all’obiettività, ma sarà dura perché dopo una notte e un giorno sono ancora coinvolta e arrabbiata e se scrivo è perché non riesco proprio a farne a meno. Mi limiterò a considerare il presente, tranne alcune obbligate premesse, perché riconsiderare anche il passato richiederebbe un intero libro.
La convocazione era eccezionalmente convocata da Roma, senza che, per la prima volta, l’Associazione per l’ iniziativa radicale Andrea Tamburi comparisse, e, seconda eccezione, senza la presenza del segretario e/o tesoriere nazionale. Come se localmente nulla esistesse, mentre dalla sua fondazione l’Andrea Tamburi si è distinta fra tutte per iscrizioni e risultati in firme, contributi, contatti, anche se forse non in consenso elettorale locale, dotandosi di una forte identità politica che la ha resa conosciuta a tutto il mondo radicale e anche un po’ oltre.
Certo, si può pensare, l’ associazione fiorentina è nata e si è formata contemporaneamente e insieme alla carriera che Daniele Capezzone ci ha fatto l’onore e l’onere di percorrere in mezzo a noi, da poliziotto in borghese a presidente di commissione parlamentare, ed è naturale che adesso sconti la caduta di credito che la fuoriuscita rapida, raggiunti gli scopi, dello stesso Capezzone dalla politica radicale ha generato.
Inoltre la lettera che questa estate trecento e passa persone, non tutte iscritte, hanno firmato; la lettera che ha accusato la dirigenza radicale di azioni vergognose e scomposte; la lettera che indicava lo scontro in corso con Capezzone come interno, invece che esterno come palesemente era, è stata scritta per un quarto a Firenze, nella persona di Antonio Bacchi, segretario dell’ Andrea Tamburi, membro della direzione nazionale, ex coordinatore regionale della Rosa Nel Pugno, per un pelo non anche onorevole.
Ora è successo che Matteo Maliardi, radicale iscritto da anni a tutti i soggetti radicali ivi compreso l’Andrea Tamburi, ha scritto a Marco Pannella, Emma Bonino, Rita Bernardini, per spezzare una lancia in favore di Antonio Bacchi e della sua lealtà.
Vi risparmio e mi risparmio la trascrizione fedele della lettera, perché è un po’ lunga; il succo è che, senza entrare in argomenti politici, e dichiarando fin dall’inizio di non voler parlare in merito a Daniele Capezzone, si loda e si decanta l’infaticabile e generosa attività del Bacchi a Firenze e in toscana, la sua dedizione alle linee politiche dettate dal partito, la sua assoluta e totale correttezza,
Ora, ne avrà ricevute Pannella di lettere dagli iscritti, su Bacchi, su Capezzone, su tutto? Migliaia e migliaia di migliaia; ha risposto in casi che diventano eccezionali rispetto alle volte che non ha risposto se non collettivamente. Marco Pannella, che anche se non è pensionato ha una certa età, ha deciso nel giorno stesso dell’ assemblea precongressuale di venire a Firenze di persona per rispondere a Matteo Maliardi e con l’ occasione anche ad Antonio Bacchi in merito alla lettera di questa estate.
Immaginiamo qualunque altro partito cosiddetto democratico; quattro esponenti e dirigenti scrivono e fanno sottoscrivere una lettera rivolta alla dirigenza dove la stessa viene accusata di scompostezza, violenza, colpi bassi; immaginate se la dirigenza risponde, pubblica, dialoga. Marco Pannella ha pubblicato, ha discusso, ha dialogato. Inoltre, è forse andato a Bologna, a Torino, a Palermo, a rispondere agli altri quattro estensori del documento? No, ha preso un treno e se ne è venuto a Firenze, a porgere quello che mi è sembrato un palese ramo di ulivo / shalom.
Arrivato a Firenze e trasportato nell’orrore della media periferia fiorentina, dove l’uomo politico più prestigioso che metta piede è Ciucchi, questo uomo che sarà nei libri di storia, se la storia continuerà ad essere scritta, si è visto risbatacchiare in viso l’ulivo e si è ritrovato a sentirsi parlare pari a pari in modo anche piuttosto maleducato da gente che ignora la differenza tra una riunione segreta e una riunione di direzione convocata e registrata e messa on line.
L’assemblea precongressuale radicale toscana era occupata letteralmente da un gruppo di persone che trattavano Pannella da pellaio, fingevano di dimenticare il nome della tesoriera per sottolinearne la presunta incapacità, lamentavano l’inadeguatezza e la mancanza di grinta della segretaria, chiamavano in causa anche la presidenta, senza considerare che quella dirigenza loro stessi, nel congresso più aperto e democratico che esista, la avevano votata un anno fa; colmo dei colmi, volendo insegnare a Marco Pannella che cosa è la storia radicale, che cosa vuol dire essere radicali.
Sembravano dei bambini dispettosi che si rivoltano a un genitore troppo permissivo, un branco di cani ( botoli n.d.t. ) ringhiosi che aggrediscono chi li ha sciolti (mordono la mano che li ha liberati n.d.t. ).
Io spero che Padova non sia così. Ci sono tante cose molto più importanti da portare avanti, tutte quelle cose delle quali non si è parlato, se non in piccola parte, ieri sera a Firenze. Per quanto mi riguarda, se lo scopo è quello di cambiare la dirigenza di Radicali Italiani e appropriarsi di un soggetto politico, non avendo la forza di formarne uno proprio, si vedrà in congresso. Ma fino da ora, vorrei dire quello che ieri sera mi è mancato di dire, non per indecisione, ma perché caratterialmente ho dei tempi di reazione lunghi, un appello o un avviso, a seconda dei casi: giù le mani da Pannella, dalla storia radicale, dai tempi e dagli spazi radicali!
Claudia Sterzi
ieri sera c’è stata l’assemblea precongressuale toscana; la politica radicale, esterna o interna che sia, è sempre piuttosto paradossale, ma quello che è successo nella brutta e rattoppata saletta che i socialisti fiorentini ci concedono in uso ha sfiorato l’assurdo se non il demenziale.
Vi posso raccontare ciò che ho visto io, cercando di mantenere il distacco necessario all’obiettività, ma sarà dura perché dopo una notte e un giorno sono ancora coinvolta e arrabbiata e se scrivo è perché non riesco proprio a farne a meno. Mi limiterò a considerare il presente, tranne alcune obbligate premesse, perché riconsiderare anche il passato richiederebbe un intero libro.
La convocazione era eccezionalmente convocata da Roma, senza che, per la prima volta, l’Associazione per l’ iniziativa radicale Andrea Tamburi comparisse, e, seconda eccezione, senza la presenza del segretario e/o tesoriere nazionale. Come se localmente nulla esistesse, mentre dalla sua fondazione l’Andrea Tamburi si è distinta fra tutte per iscrizioni e risultati in firme, contributi, contatti, anche se forse non in consenso elettorale locale, dotandosi di una forte identità politica che la ha resa conosciuta a tutto il mondo radicale e anche un po’ oltre.
Certo, si può pensare, l’ associazione fiorentina è nata e si è formata contemporaneamente e insieme alla carriera che Daniele Capezzone ci ha fatto l’onore e l’onere di percorrere in mezzo a noi, da poliziotto in borghese a presidente di commissione parlamentare, ed è naturale che adesso sconti la caduta di credito che la fuoriuscita rapida, raggiunti gli scopi, dello stesso Capezzone dalla politica radicale ha generato.
Inoltre la lettera che questa estate trecento e passa persone, non tutte iscritte, hanno firmato; la lettera che ha accusato la dirigenza radicale di azioni vergognose e scomposte; la lettera che indicava lo scontro in corso con Capezzone come interno, invece che esterno come palesemente era, è stata scritta per un quarto a Firenze, nella persona di Antonio Bacchi, segretario dell’ Andrea Tamburi, membro della direzione nazionale, ex coordinatore regionale della Rosa Nel Pugno, per un pelo non anche onorevole.
Ora è successo che Matteo Maliardi, radicale iscritto da anni a tutti i soggetti radicali ivi compreso l’Andrea Tamburi, ha scritto a Marco Pannella, Emma Bonino, Rita Bernardini, per spezzare una lancia in favore di Antonio Bacchi e della sua lealtà.
Vi risparmio e mi risparmio la trascrizione fedele della lettera, perché è un po’ lunga; il succo è che, senza entrare in argomenti politici, e dichiarando fin dall’inizio di non voler parlare in merito a Daniele Capezzone, si loda e si decanta l’infaticabile e generosa attività del Bacchi a Firenze e in toscana, la sua dedizione alle linee politiche dettate dal partito, la sua assoluta e totale correttezza,
Ora, ne avrà ricevute Pannella di lettere dagli iscritti, su Bacchi, su Capezzone, su tutto? Migliaia e migliaia di migliaia; ha risposto in casi che diventano eccezionali rispetto alle volte che non ha risposto se non collettivamente. Marco Pannella, che anche se non è pensionato ha una certa età, ha deciso nel giorno stesso dell’ assemblea precongressuale di venire a Firenze di persona per rispondere a Matteo Maliardi e con l’ occasione anche ad Antonio Bacchi in merito alla lettera di questa estate.
Immaginiamo qualunque altro partito cosiddetto democratico; quattro esponenti e dirigenti scrivono e fanno sottoscrivere una lettera rivolta alla dirigenza dove la stessa viene accusata di scompostezza, violenza, colpi bassi; immaginate se la dirigenza risponde, pubblica, dialoga. Marco Pannella ha pubblicato, ha discusso, ha dialogato. Inoltre, è forse andato a Bologna, a Torino, a Palermo, a rispondere agli altri quattro estensori del documento? No, ha preso un treno e se ne è venuto a Firenze, a porgere quello che mi è sembrato un palese ramo di ulivo / shalom.
Arrivato a Firenze e trasportato nell’orrore della media periferia fiorentina, dove l’uomo politico più prestigioso che metta piede è Ciucchi, questo uomo che sarà nei libri di storia, se la storia continuerà ad essere scritta, si è visto risbatacchiare in viso l’ulivo e si è ritrovato a sentirsi parlare pari a pari in modo anche piuttosto maleducato da gente che ignora la differenza tra una riunione segreta e una riunione di direzione convocata e registrata e messa on line.
L’assemblea precongressuale radicale toscana era occupata letteralmente da un gruppo di persone che trattavano Pannella da pellaio, fingevano di dimenticare il nome della tesoriera per sottolinearne la presunta incapacità, lamentavano l’inadeguatezza e la mancanza di grinta della segretaria, chiamavano in causa anche la presidenta, senza considerare che quella dirigenza loro stessi, nel congresso più aperto e democratico che esista, la avevano votata un anno fa; colmo dei colmi, volendo insegnare a Marco Pannella che cosa è la storia radicale, che cosa vuol dire essere radicali.
Sembravano dei bambini dispettosi che si rivoltano a un genitore troppo permissivo, un branco di cani ( botoli n.d.t. ) ringhiosi che aggrediscono chi li ha sciolti (mordono la mano che li ha liberati n.d.t. ).
Io spero che Padova non sia così. Ci sono tante cose molto più importanti da portare avanti, tutte quelle cose delle quali non si è parlato, se non in piccola parte, ieri sera a Firenze. Per quanto mi riguarda, se lo scopo è quello di cambiare la dirigenza di Radicali Italiani e appropriarsi di un soggetto politico, non avendo la forza di formarne uno proprio, si vedrà in congresso. Ma fino da ora, vorrei dire quello che ieri sera mi è mancato di dire, non per indecisione, ma perché caratterialmente ho dei tempi di reazione lunghi, un appello o un avviso, a seconda dei casi: giù le mani da Pannella, dalla storia radicale, dai tempi e dagli spazi radicali!
Claudia Sterzi
5 commenti:
Quella dei bambini dispettosi la passiamo, quella dei cani ringhiosi è da matita blu (ma pigiata fino a sfondare il foglio). Matteo Maliardi si chiama Matteo Mallardi e Maliardi come cognome gli sta davvero bene, ma in un contesto in cui meni fendenti con un nodoso ramo d'ulivo a chi ha un attimo di dimenticanza sul nome della tesoriera potevi anche fare a meno del gioco di parole. Sulla grinta della segretaria (mappensa, c'è chi la critica per questo dopo aver detto fin dal congresso in cui è stata eletta che una lista a suo sostegno avrebbe dovuto chiamarsi Forza Rita) considerati morsa al polpaccio.
Altro anche molto bene (tutta la parte sulla Dimensione di Pannella, per dire, e da valorizzare la differenza fra numero di militanti e di voti nel giudizio da dare su una associazione locale), ma la mancanza delle limature essenziali di cui si diceva al primo comma rendono impossibile l'assegnazione della sufficienza.
5
prrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrr
non potevo non scriverlo sennò mi veniva una colica epatica; pensa a quante stronzate non ho detto che avrei potuto dire e dammi 6 meno
carine queste dispute di tono strapaesano, ma non mi aiutano abbastanza a capire ciò che ha scritto Claudia S.
Io tendenzialmente riconduco tutto al problema - che mi pare sottostante - della inesistenza/impossibilità di una vera "politica" nell'ambito culturale italiano. Noi, che italiani siamo di nascita e di cultura, sopportiamo i danni dell'essere ammucchiati in un territorio in cui di cultura e di culture ne nascono e se ne azzuffano tante....per questo io credo che per Marco P. quella transnazionale fosse una scelta obbligata.E speravo di poter fare qualcosa di politicamente valido in Brasile, dove abito. E mi ero iscritto apposta...ma in aprile nessuno mi aveva informato dell'assemblea di Roma!
Scusate, mi accorgo solo ora che questo dibattito si svolgeva nel lontano 2007....qualcosa sarà cambiato rispetto a quel tempo!
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