Pannella: Moratoria Universale a quando?
Siamo di nuovo a zero, per adempimenti e impegni preannunciati. Ritardi e errori Ue tornano a prevalere, a indebolire iniziativa italiana.
Roma, 12 ottobre 2007
Dichiarazione di Marco Pannella
Mi corre letteralmente l’obbligo, a nome del Partito Radicale e dell’intera galassia radicale, di indicare al Presidente del Consiglio ed al Ministro degli Esteri del nostro Governo quanto resti e s’aggravi il pericolo che, per l’ennesima volta, si impedisca di fatto all’Assemblea Generale dell’ONU di proclamare quella Moratoria Universale sulla pena di morte che da 14 anni – per patente quanto scandalosa e tutt’ora non spiegabile responsabilità dell’Unione europea – non riesce in tal modo ad essere conquistata dalla comunità internazionale.
Siamo infatti ormai a metà ottobre e nessuna Risoluzione in proposito è ancora acquisita, conosciuta e presentata. Un pesante gioco ostracistico vanifica delibere istituzionali dei Consigli affari generali dell’UE, dei Parlamenti italiano e europeo e ha strutturalmente la forza di vanificare i conseguenti obblighi delle presidenze in esercizio semestrale dell’Ue.
Diamo atto al Governo italiano di avere nelle ultime settimane finalmente meglio valutata questa incresciosa e grave situazione e di avere finalmente reagito, cosa purtroppo non accaduta per la 61esima Assemblea Generale. Siamo, come noto e confermiamo, sul piano politico, parlamentare, delle lotte nonviolente mobilitati a sostegno dell’opera del Governo italiano, avendo nella scorsa estate promosso una prestigiosa mobilitazione internazionale che ribadiva in modo finalmente indiscutibile la ultradecennale leadership dei nostri governi e del Movimento radicale pro-moratoria.
Purtroppo non si è saputo farne tesoro e questo fatto pesa come ipoteca su una nuova adeguata mobilitazione, che pur torneremo a proporre ed organizzare.
Che a metà ottobre non si abbiano ancora il testo della risoluzione, l’elenco dei suoi promotori, co-sponsor e sottoscrittori è fatto (o misfatto?) intollerabile.
Di nuovo sono indispensabili ulteriori mobilitazioni parlamentari e – ormai, lo affermiamo per la prima volta – istituzionali, poiché sono in gioco il prestigio della Repubblica italiana e quello dell’Unione europea, mentre si rischia di provocare un profondo riflesso di stanchezza, se non di esasperazione, da parte di quella maggioranza pro-moratoria degli stati membri dell’ONU che abbiamo documentato esistere da anni.
Anziché continuare a bombardare l’opinione pubblica con mera propaganda anti-pena di morte (che in un paese come il nostro dove il 70% dei cittadini è già convinto suona come stucchevole, superflua e sostanzialmente ipocrita oltre ad essere un esempio di un giornalismo disinformativo antidemocratico e sleale) sarebbe auspicabile che di questa vicenda, politicamente e giornalisticamente complessa, intrigante, scandalosa, la opinione pubblica venisse finalmente e davvero informata.
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