Bernardini sotto processo: domani il Tribunale di Siena deciderà la sorte della Segretaria di Radicali Italiani e di altri due militanti
a cinque anni di distanza dall’atto di disobbedienza civile in Piazza del Campo
2 ottobre 2007
Era il 7 giugno di cinque anni fa quando Rita Bernardini, Claudia Sterzi e Giulio Braccini venivano fermati per aver distribuito piccole dosi di marijuana nella piazza del palio a Siena. Quella disobbedienza civile, in particolare, aveva come obiettivo la legalizzazione della marijuana terapeutica utile per contrastare la nausea e il vomito provocato dai farmaci chemioterapici e lo stato di inappetenza nei malati di AIDS, oltre che agli spasmi provocati dalla sclerosi multipla e per curare il glaucoma.
“Le leggi italiane continuano ad avere l’impronta di uno Stato proibizionista – afferma alla vigilia del processo Rita Bernardini - che però ipocritamente incassa i proventi di altre droghe come le sigarette e i superalcolici per non parlare degli psicofarmaci prescritti a go-gò a milioni di italiani da medici generici e persino pediatri.”
La Segretaria di Radicali Italiani, che domani verrà processata dal Tribunale di Siena per aver distribuito marijuana in Piazza del Campo, non ritratta anzi insiste: “Sono anni, ormai, che i radicali si battono per la legalizzazione delle droghe, non solo per evitare spaccio e delinquenza, ma anche per snellire il sistema giudiziario da un’interminabile serie di processi. Basti pensare che i fatti di cui verrò accusata domani sono accaduti nel 2002!” Come la Segretaria, così anche gran parte del gruppo dirigente radicale, a cominciare dal leader Marco Pannella, ha subito nel corso degli anni di militanza condanne e processi per atti di disobbedienza civile, finendo in alcuni casi anche in galera (Pannella, Cappato, Luigi Del Gatto).
Ricordiamo che le disobbedienze civili dei radicali italiani per cambiare la legislazione vigente sulla droga, hanno coinvolto, dal 1995 ad oggi 43 persone. Di queste, 14 sono state condannate in via definitiva, 17 assolte in via definitiva, 8 sottoposte a misure di restrizione delle libertà personali, 9 hanno tuttora procedimenti in corso. In seguito alle sentenze definitive, 13 persone non possono più candidarsi alle elezioni regionali, provinciali, comunali.
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