DUBITO
Non sono state affatto incoraggianti le parole di Romano Prodi, intervenuto ieri alla presentazione del rapporto annuale di Nessuno Tocchi Caino.
Prodi ha parlato di una dura battaglia civile, di una bandiera culturale; di speranza, di mancanza di certezze, di rischio.
Si è mostrato incerto e dubbioso sull’istanza di moratoria, rispetto a quella di abolizione, e non ha fatto parola sul sostegno che altri sponsor, al di fuori dell’Unione Europea, hanno offerto.
I telegiornali della sera hanno posto un forte accento sul caso Foster, un caso di condannato graziato sulle migliaia che ogni anno nel mondo non vanno a finire altrettanto bene.
Il tg2 ha montato uno strano servizio che iniziava con prodi intervistato per la strada, proseguiva con qualche istante di intervista a Sergio D’Elia, finiva con una dichiarazione d una responsabile di Alleanza Nazionale sulla necessità di boicottare Yahoo per il suo comportamento rispetto alla censura cinese dell’accesso a Internet.
Dubito; sarò prevenuta, sarò azzardata, ma dubito. Anche perché, come ha ricordato Marco Pannella, lo stesso Prodi ha speso parole simili fino dal 2003, senza che alle parole sia seguita l’azione necessaria alla presentazione della Risoluzione all’Onu.
Mi pare che ora come non mai tutti coloro che sono sinceramente impegnati per questo obiettivo abbiano bisogno del sostegno della nonviolenza.
31 agosto 2007
30 agosto 2007
DI NUOVO GIORNO UNO
Oggi, 30 agosto 2007, riprendo lo sciopero della fame a oltranza, sospeso lo scorso 18 giugno per onorare la straordinaria risposta all’appello per la moratoria delle esecuzioni capitali; sciopero della fame come azione nonviolenta di dialogo e sostegno a quanti si sono impegnati a presentare la Risoluzione per la moratoria universale delle esecuzioni capitali al voto nell’imminente apertura dell’ assemblea Onu.
29 agosto 2007
istruzioni per l'uso
naturalmente viene prima la lettera di Vecellio, poi le risposte di Rana e mia.
LETTERA AGLI OLTRANZISTI E NON SOLO DI V.VECELLIO
Lettera ai miei compagni “oltranzisti” (e naturalmente non solo a loro)
di Valter Vecellio
Mettetevi comodi, dobbiamo parlare. Ma prima è forse opportuno che si sappia che sto covando una grossa e crescente irritazione. Quando abbiamo deciso di interrompere la nostra azione nonviolenta e di smettere di nutrirci – come facevamo da settimane – con cappuccini e spremute di arancia, un po’ tutti eravamo consapevoli che si concedeva a Romano Prodi e Massimo D’Alema un’apertura di credito che forse non meritavano. Avevano dato assicurazioni, avevano mostrato di comprendere, avevano garantito che avrebbero meritato la fiducia che si accordava loro cessando il digiuno, e che avrebbero corrisposto a quanto oltre cinquanta premi Nobel, Parlamento Europeo e Parlamento Italiano indicavano, e chiedevano loro di fare. In fin dei conti, conveniva anche a loro, a Prodi e a D’Alema: se l’Italia avesse guidato lo schieramento per la moratoria, e se l’assemblea delle Nazioni Unite questa proposta – che già oggi è accolta dalla maggioranza degli stati membri – avesse approvato per la moratoria delle esecuzioni capitali nel mondo, a farsene lustro e a incassare i “dividendi” politici della cosa, non sarebbero stati proprio loro? Prodi e D’Alema? Roba, non si esagera, da premio Nobel per la Pace.
E invece? Invece nulla. Giorno dopo giorno, è trascorso il mese di luglio, stiamo per archiviare quello di agosto. E sul fronte moratoria, cosa sta facendo il Governo, e soprattutto: cosa intende fare? E vengo alle due cose che mi hanno procurato (e tuttora me ne procurano) irritazione. Doveva essere organizzata una manifestazione con i premi Nobel a New York. A quanto pare non se ne farà nulla; e non per indisponibilità dei Nobel, o per le alte spese che la cosa può comportare, o altro motivo. Semplicemente non se ne farà nulla perché nulla è stato fatto. Bello vero? Marco Pannella ed Emma Bonino hanno inviato una lettera a Prodi e D’Alema. Lo stesso Pannella lo ha raccontato, in almeno due puntate della sua trasmissione domenicale a “Radio Radicale”. Lettera di cui non è stato divulgato il contenuto, ma che evidentemente riguarda la questione moratoria. Non è la prima lettera; se abbiamo capito bene, in precedenza ce ne erano state altre due. A nessuna di queste lettere si è risposto. Indice, perlomeno di maleducazione.
Bene: che il governo Prodi, sia preoccupato di regalare ogni giorno pacchi di voti allo schieramento di centro-destra grazie a dichiarazioni d’intenti uno più dissennato dell’altro, è cosa che dovrebbe innanzitutto inquietare Fassino, Rutelli, i vertici e i dirigenti dei DS e della Margherita. Un governo che non ha molte medaglie da esibire a un’opinione pubblica scontenta e perplessa, non riesce a comprendere che vincere sulla moratoria e guadagnarsi questo ruolo a livello internazionale, non può che essere un formidabile ricostituente; preferiscono invece confermare di non saper fare le cose giuste, mentre fanno benissimo quelle cose sbagliate. Ma non è, evidentemente, problema del solo governo Prodi. Personalmente non sono disposto – e credo che non si debba essere disposti come collettivo degli oltranzisti, e come radicali – ad accettare questa situazione di lenta, inesorabile inedia, che rischia di allontanarci ancora una volta da un obiettivo che sembrava a portata di mano. Poi c’è anche una questione di forma: che non si sia neppure accusato di aver ricevuto la lettera di Pannella e Bonino è sem-pli-ce-men-te offensivo. Si offende Pannella, si offende Bonino, si offende ciascuno di noi.
Come si dice: inermi, non inerti. Sapevamo in partenza che non sarebbe stato né semplice né facile. Non per un caso abbiamo avuto cura di dire che si era conseguito un importante successo, ma non si poteva parlare di vittoria. Bene: se ne dovrà evidentemente parlare, discutere; precisare percorsi e strategie; ricominciare a tessere e a consolidare alleanze.
Volete sapere se sono arrabbiato? La risposta è sì, sono molto arrabbiato; e pazienza se questa non è una categoria politica. Sono molto arrabbiato perché le esecuzioni capitali proseguono in Cina e in Iran, in Giappone e negli Stati Uniti. La moratoria forse non avrebbe impedito quei delitti, ma chi li compie si sarebbe sentito forse meno potente, più”solo”. Il governatore del Texas forse avrebbe risposto all’Unione europea in modo più gentile, non da arrogante come è stato. Sono molto arrabbiato perché nonostante promesse ed assicurazioni l’ente radiotelevisivo di Stato tutto fa, ma non produce informazione corretta; sono molto arrabbiato con me stesso, perché forse siamo stati troppo fiduciosi e abbiamo perso tempo prezioso.
“E’ giunto il tempo di affrontare il passaggio decisivo per portare a compimento la nostra iniziativa: la moratoria universale delle esecuzioni capitali”. Lo scrive Romano Prodi, nella prefazione al “Rapporto 2007” di Nessuno tocchi Caino sulla pena di morte nel mondo. Se è giunto il tempo, cosa si fa, si intende fare, si è fatto? Per nostra parte, credo che si dovrà riprendere quel che è stato interrotto. Presto.
di Valter Vecellio
Mettetevi comodi, dobbiamo parlare. Ma prima è forse opportuno che si sappia che sto covando una grossa e crescente irritazione. Quando abbiamo deciso di interrompere la nostra azione nonviolenta e di smettere di nutrirci – come facevamo da settimane – con cappuccini e spremute di arancia, un po’ tutti eravamo consapevoli che si concedeva a Romano Prodi e Massimo D’Alema un’apertura di credito che forse non meritavano. Avevano dato assicurazioni, avevano mostrato di comprendere, avevano garantito che avrebbero meritato la fiducia che si accordava loro cessando il digiuno, e che avrebbero corrisposto a quanto oltre cinquanta premi Nobel, Parlamento Europeo e Parlamento Italiano indicavano, e chiedevano loro di fare. In fin dei conti, conveniva anche a loro, a Prodi e a D’Alema: se l’Italia avesse guidato lo schieramento per la moratoria, e se l’assemblea delle Nazioni Unite questa proposta – che già oggi è accolta dalla maggioranza degli stati membri – avesse approvato per la moratoria delle esecuzioni capitali nel mondo, a farsene lustro e a incassare i “dividendi” politici della cosa, non sarebbero stati proprio loro? Prodi e D’Alema? Roba, non si esagera, da premio Nobel per la Pace.
E invece? Invece nulla. Giorno dopo giorno, è trascorso il mese di luglio, stiamo per archiviare quello di agosto. E sul fronte moratoria, cosa sta facendo il Governo, e soprattutto: cosa intende fare? E vengo alle due cose che mi hanno procurato (e tuttora me ne procurano) irritazione. Doveva essere organizzata una manifestazione con i premi Nobel a New York. A quanto pare non se ne farà nulla; e non per indisponibilità dei Nobel, o per le alte spese che la cosa può comportare, o altro motivo. Semplicemente non se ne farà nulla perché nulla è stato fatto. Bello vero? Marco Pannella ed Emma Bonino hanno inviato una lettera a Prodi e D’Alema. Lo stesso Pannella lo ha raccontato, in almeno due puntate della sua trasmissione domenicale a “Radio Radicale”. Lettera di cui non è stato divulgato il contenuto, ma che evidentemente riguarda la questione moratoria. Non è la prima lettera; se abbiamo capito bene, in precedenza ce ne erano state altre due. A nessuna di queste lettere si è risposto. Indice, perlomeno di maleducazione.
Bene: che il governo Prodi, sia preoccupato di regalare ogni giorno pacchi di voti allo schieramento di centro-destra grazie a dichiarazioni d’intenti uno più dissennato dell’altro, è cosa che dovrebbe innanzitutto inquietare Fassino, Rutelli, i vertici e i dirigenti dei DS e della Margherita. Un governo che non ha molte medaglie da esibire a un’opinione pubblica scontenta e perplessa, non riesce a comprendere che vincere sulla moratoria e guadagnarsi questo ruolo a livello internazionale, non può che essere un formidabile ricostituente; preferiscono invece confermare di non saper fare le cose giuste, mentre fanno benissimo quelle cose sbagliate. Ma non è, evidentemente, problema del solo governo Prodi. Personalmente non sono disposto – e credo che non si debba essere disposti come collettivo degli oltranzisti, e come radicali – ad accettare questa situazione di lenta, inesorabile inedia, che rischia di allontanarci ancora una volta da un obiettivo che sembrava a portata di mano. Poi c’è anche una questione di forma: che non si sia neppure accusato di aver ricevuto la lettera di Pannella e Bonino è sem-pli-ce-men-te offensivo. Si offende Pannella, si offende Bonino, si offende ciascuno di noi.
Come si dice: inermi, non inerti. Sapevamo in partenza che non sarebbe stato né semplice né facile. Non per un caso abbiamo avuto cura di dire che si era conseguito un importante successo, ma non si poteva parlare di vittoria. Bene: se ne dovrà evidentemente parlare, discutere; precisare percorsi e strategie; ricominciare a tessere e a consolidare alleanze.
Volete sapere se sono arrabbiato? La risposta è sì, sono molto arrabbiato; e pazienza se questa non è una categoria politica. Sono molto arrabbiato perché le esecuzioni capitali proseguono in Cina e in Iran, in Giappone e negli Stati Uniti. La moratoria forse non avrebbe impedito quei delitti, ma chi li compie si sarebbe sentito forse meno potente, più”solo”. Il governatore del Texas forse avrebbe risposto all’Unione europea in modo più gentile, non da arrogante come è stato. Sono molto arrabbiato perché nonostante promesse ed assicurazioni l’ente radiotelevisivo di Stato tutto fa, ma non produce informazione corretta; sono molto arrabbiato con me stesso, perché forse siamo stati troppo fiduciosi e abbiamo perso tempo prezioso.
“E’ giunto il tempo di affrontare il passaggio decisivo per portare a compimento la nostra iniziativa: la moratoria universale delle esecuzioni capitali”. Lo scrive Romano Prodi, nella prefazione al “Rapporto 2007” di Nessuno tocchi Caino sulla pena di morte nel mondo. Se è giunto il tempo, cosa si fa, si intende fare, si è fatto? Per nostra parte, credo che si dovrà riprendere quel che è stato interrotto. Presto.
gli operai rientrano al cantiere dopo le ferie . . .
RISPOSTA DI MICHELE RANA A VALTER VECELLIO
Moratoria, è prudente decidere di riprendere il digiuno ad oltranza.
Da oltranzista, prima dell’estate, non posso non interpretare quello che, in questi giorni, non accade in termini di iniziativa governativa italiana ed europea come un sintomo negativo.
Valter Vecellio ha ragione. L’assenza di qualsivoglia risposta dalla Farnesina alle tre sollecitazioni del deputato europeo Marco Pannella e del Ministro Bonino, insieme alle notizie di un’invereconda escalation di esecuzioni capitali provenienti dai diversi continenti, tanto da stati democratici quanto da stati che non lo sono, costituiscono i più chiari sintomi della forte probabilità che, al posto della presentazione della proposta della moratoria universale sulle esecuzioni capitali alla prossima Assemblea delle Nazioni Unite di Settembre, si concretizzi un altro “poi”, un altro rinvio.
Proprio le esecuzioni di questi giorni stanno lì a dimostrare che in questo modo la più classica commissione di un “nulla di fatto” mediante una strategia puramente omissiva purtroppo non assumerà solo l’aspetto di una mera inadempienza burocratica ma darà un contributo, che definire causale non è azzardato, all’azione – più sicura - dei boia in mezzo mondo.
Noi radicali non possiamo permettercelo; non possiamo, ora, desistere e rassegnarci. Dobbiamo continuare ad interrogare il potere affinché adempia quello che è in suo dovere fare.
Vista la posta in gioco, poi, in un paese democratico serio, un’informazione degna di questo nome e il servizio pubblico radio-televisivo avrebbero, nonostante la “sospensione politica” agostana, incalzato il Ministro D’Alema e il Presidente Prodi, sui loro impegni istituzionali ed internazionali al rispetto dei quali sono stati vincolati più volte dal voto del Parlamento italiano.
In un paese normale sarebbe stato, proprio nel corso del suo processo costituente, prioritario sapere come la probabile leadership del nascente Partito Democratico interpretasse l’iniziativa pro moratoria e, magari, l’informazione avrebbe chiesto lumi a tutti i candidati alla sua guida circa le loro posizioni su questa delicata iniziativa di politica internazionale; non solo in un paese normale questi ultimi avrebbero sentito l’esigenza di sostenere l’azione radicale, di dichiarare o ribadire, in prossimità della scadenza di Settembre, la loro adesione all’iniziativa per la moratoria universale delle esecuzioni capitali.
Ma nulla di tutto questo finora è successo, in Italia. Una motivazione in più, credo, per sostenere la necessità della ripresa della nostra iniziativa nonviolenta ad oltranza.
Sostenere, seppur tramite parentesi, legalità e diritto, è un nostro imperativo categorico; difendere le delibere parlamentari (e con questo il Parlamento) fin qui eluse è di gran lunga più nobile e dignitoso, in una democrazia parlamentare, che continuare a subire questo finto dibattito di queste finte elezioni alla Segreteria del Partito Democratico.
Purtroppo non mi aspetto molto – soprattutto dai media - ma, personalmente, valuterò con attenzione quello che avrà da dire all’Italia e dirci, a noi radicali, il Presidente del Consiglio Romano Prodi, il 30 Agosto, nel corso del “Premio Abolizionista dell’anno”; valuterò come la carta stampata, la tv pubblica e quella privata e gli altri mezzi di informazione tratteranno la questione e la collegheranno, o meno, all’opportunità internazionale costituita dall’approvazione della proposta di moratoria e poi deciderò se confermare questo giudizio della necessità di ripresa dell’iniziativa nonviolenta.
Da oltranzista, prima dell’estate, non posso non interpretare quello che, in questi giorni, non accade in termini di iniziativa governativa italiana ed europea come un sintomo negativo.
Valter Vecellio ha ragione. L’assenza di qualsivoglia risposta dalla Farnesina alle tre sollecitazioni del deputato europeo Marco Pannella e del Ministro Bonino, insieme alle notizie di un’invereconda escalation di esecuzioni capitali provenienti dai diversi continenti, tanto da stati democratici quanto da stati che non lo sono, costituiscono i più chiari sintomi della forte probabilità che, al posto della presentazione della proposta della moratoria universale sulle esecuzioni capitali alla prossima Assemblea delle Nazioni Unite di Settembre, si concretizzi un altro “poi”, un altro rinvio.
Proprio le esecuzioni di questi giorni stanno lì a dimostrare che in questo modo la più classica commissione di un “nulla di fatto” mediante una strategia puramente omissiva purtroppo non assumerà solo l’aspetto di una mera inadempienza burocratica ma darà un contributo, che definire causale non è azzardato, all’azione – più sicura - dei boia in mezzo mondo.
Noi radicali non possiamo permettercelo; non possiamo, ora, desistere e rassegnarci. Dobbiamo continuare ad interrogare il potere affinché adempia quello che è in suo dovere fare.
Vista la posta in gioco, poi, in un paese democratico serio, un’informazione degna di questo nome e il servizio pubblico radio-televisivo avrebbero, nonostante la “sospensione politica” agostana, incalzato il Ministro D’Alema e il Presidente Prodi, sui loro impegni istituzionali ed internazionali al rispetto dei quali sono stati vincolati più volte dal voto del Parlamento italiano.
In un paese normale sarebbe stato, proprio nel corso del suo processo costituente, prioritario sapere come la probabile leadership del nascente Partito Democratico interpretasse l’iniziativa pro moratoria e, magari, l’informazione avrebbe chiesto lumi a tutti i candidati alla sua guida circa le loro posizioni su questa delicata iniziativa di politica internazionale; non solo in un paese normale questi ultimi avrebbero sentito l’esigenza di sostenere l’azione radicale, di dichiarare o ribadire, in prossimità della scadenza di Settembre, la loro adesione all’iniziativa per la moratoria universale delle esecuzioni capitali.
Ma nulla di tutto questo finora è successo, in Italia. Una motivazione in più, credo, per sostenere la necessità della ripresa della nostra iniziativa nonviolenta ad oltranza.
Sostenere, seppur tramite parentesi, legalità e diritto, è un nostro imperativo categorico; difendere le delibere parlamentari (e con questo il Parlamento) fin qui eluse è di gran lunga più nobile e dignitoso, in una democrazia parlamentare, che continuare a subire questo finto dibattito di queste finte elezioni alla Segreteria del Partito Democratico.
Purtroppo non mi aspetto molto – soprattutto dai media - ma, personalmente, valuterò con attenzione quello che avrà da dire all’Italia e dirci, a noi radicali, il Presidente del Consiglio Romano Prodi, il 30 Agosto, nel corso del “Premio Abolizionista dell’anno”; valuterò come la carta stampata, la tv pubblica e quella privata e gli altri mezzi di informazione tratteranno la questione e la collegheranno, o meno, all’opportunità internazionale costituita dall’approvazione della proposta di moratoria e poi deciderò se confermare questo giudizio della necessità di ripresa dell’iniziativa nonviolenta.
ANNUNCIO RIAPERTURA CANTIERE
RISPOSTA AL DIRETTORE DI NOTIZIE RADICALI
di Claudia Sterzi, oltranzista
Bene, caro Vecellio, mi sono messa comoda; ho letto la tua lettera. Poi, siccome per parlare bisogna essere in più di uno, ti rispondo.
Non ho nessuna fiducia negli impegni che D’ Alema, Prodi, e il CAGRE tutto, hanno preso; questo perché, come si dice, la fiducia nasce dall’esperienza.
Ho sospeso lo sciopero della fame più per festeggiare il grande risultato dell’appello che per fiducia nelle parole dei politici che da che mondo è mondo parlano con lingua biforcuta ( tranne eccezioni. Chi? Indovina! ).
Ma gli avvenimenti e i non avvenimenti di questa estate hanno mosso la mia irritazione e rabbia, come dici te, e la mia intenzione di combattere questa battaglia nonviolenta fino in fondo, a oltranza, appunto.
Ciò che dice il governatore texano è la stessa cosa che ha dichiarato il portavoce del ministro degli esteri iraniano qualche settimana fa: sono affari interni, ci si governa da noi, ecc. Come se i diritti universali dell’uomo e gli enti sovranazionali fossero uno scherzetto per pochi idealisti.
L’estate ci ha portato notizie di esecuzioni capitali in molte parti del mondo, insieme ai consueti morti cinesi, che fanno meno notizia perché non se ne conosce nomi e visi, ma che sono capaci di condannare a morte tre persone per “furto di petrolio”..
Iran, Arabia Saudita, Bangladesh, Corea del Nord, Yemen, per esempio.
L’ estate non ci ha portato notizie di azioni, previsioni, lavoro diplomatico e preparatorio effettivo per la promessa messa ai voti della Risoluzione all’Assemblea Onu ormai quasi corrente; tutti sono pronti a prendersi gli onori ma nessuno a farsi carico degli oneri.
La battaglia per la moratoria, nelle sue caratteristiche di universalità e straordinarietà merita tutto il nostro impegno di radicali nonviolenti, transnazionali e transpartitici, impegno reso ormai urgente e necessario dal dissesto del percorso dei diritti umani nel mondo.
Che fare? Per parte mia, che sono convinta dell’efficacia delle armi nonviolente, dichiaro che:
da domani, 30 agosto 2007, riprendo lo sciopero della fame a oltranza, sospeso lo scorso 18 giugno per onorare la straordinaria risposta all’appello per la moratoria delle esecuzioni capitali; sciopero della fame come azione nonviolenta di dialogo e sostegno a quanti si sono impegnati a presentare la Risoluzione per la moratoria universale delle esecuzioni capitali al voto nell’imminente apertura dell’ assemblea Onu.
Spero che presto saremo di nuovo un gruppo e che potremo, magari il 10 ottobre 2007, giornata mondiale, dal 2003, ed europea, da questo anno, contro le esecuzioni capitali, festeggiare l’approvazione della moratoria tra i successi della nonviolenza.
di Claudia Sterzi, oltranzista
Bene, caro Vecellio, mi sono messa comoda; ho letto la tua lettera. Poi, siccome per parlare bisogna essere in più di uno, ti rispondo.
Non ho nessuna fiducia negli impegni che D’ Alema, Prodi, e il CAGRE tutto, hanno preso; questo perché, come si dice, la fiducia nasce dall’esperienza.
Ho sospeso lo sciopero della fame più per festeggiare il grande risultato dell’appello che per fiducia nelle parole dei politici che da che mondo è mondo parlano con lingua biforcuta ( tranne eccezioni. Chi? Indovina! ).
Ma gli avvenimenti e i non avvenimenti di questa estate hanno mosso la mia irritazione e rabbia, come dici te, e la mia intenzione di combattere questa battaglia nonviolenta fino in fondo, a oltranza, appunto.
Ciò che dice il governatore texano è la stessa cosa che ha dichiarato il portavoce del ministro degli esteri iraniano qualche settimana fa: sono affari interni, ci si governa da noi, ecc. Come se i diritti universali dell’uomo e gli enti sovranazionali fossero uno scherzetto per pochi idealisti.
L’estate ci ha portato notizie di esecuzioni capitali in molte parti del mondo, insieme ai consueti morti cinesi, che fanno meno notizia perché non se ne conosce nomi e visi, ma che sono capaci di condannare a morte tre persone per “furto di petrolio”..
Iran, Arabia Saudita, Bangladesh, Corea del Nord, Yemen, per esempio.
L’ estate non ci ha portato notizie di azioni, previsioni, lavoro diplomatico e preparatorio effettivo per la promessa messa ai voti della Risoluzione all’Assemblea Onu ormai quasi corrente; tutti sono pronti a prendersi gli onori ma nessuno a farsi carico degli oneri.
La battaglia per la moratoria, nelle sue caratteristiche di universalità e straordinarietà merita tutto il nostro impegno di radicali nonviolenti, transnazionali e transpartitici, impegno reso ormai urgente e necessario dal dissesto del percorso dei diritti umani nel mondo.
Che fare? Per parte mia, che sono convinta dell’efficacia delle armi nonviolente, dichiaro che:
da domani, 30 agosto 2007, riprendo lo sciopero della fame a oltranza, sospeso lo scorso 18 giugno per onorare la straordinaria risposta all’appello per la moratoria delle esecuzioni capitali; sciopero della fame come azione nonviolenta di dialogo e sostegno a quanti si sono impegnati a presentare la Risoluzione per la moratoria universale delle esecuzioni capitali al voto nell’imminente apertura dell’ assemblea Onu.
Spero che presto saremo di nuovo un gruppo e che potremo, magari il 10 ottobre 2007, giornata mondiale, dal 2003, ed europea, da questo anno, contro le esecuzioni capitali, festeggiare l’approvazione della moratoria tra i successi della nonviolenza.
24 agosto 2007
almeno . . . / ad giorno3
Roma, 23 agosto 2007 - “Giornata macabra per la democrazia e la pace e per le speranze in un futuro di solidarietà e umanità”: è la reazione di René van der Linden, presidente dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, nell’apprendere dell’esecuzione capitale in Texas e delle tre altre in Giappone, mentre è in missione diplomatica nei Territori palestinesi per tentare un dialogo proficuo in Medio Oriente.
Contestando fermamente le giustificazioni del Governatore del Texas e del Ministro della Giustizia di Tokio che ritengono la pena di morte un giusto castigo, René van der Linden ribadisce che l’uccisione di un essere umano, seppure criminale, non è mai sinonimo di giustizia ma solo un atto di vendetta. “È una reazione violenta dello Stato che incrementa la violenza e compromette la pace”, secondo van der Linden.
“Anche se, purtroppo, questa macabra pratica è talvolta auspicata dai cittadini, bisogna avere il coraggio di abolirla. E mi rivolgo soprattutto a quei paesi che pretendono di coltivare la democrazia, anteporre lo stato di diritto e tutelare i diritti dell’uomo”, sostiene il Presidente dell’Assemblea di Strasburgo.
“Ancora più grave è la pratica della pena capitale negli Stati Uniti e in Giappone, che, godendo dello Statuto di Osservatori all’Assemblea parlamentare di Strasburgo, infrangono l’impegno che hanno assunto di rispettare i valori fondamentali del Consiglio d’Europa”.
Oltre che per la pena di morte che si sostituisce alla tortura e alle pene disumane e degradanti, il Presidente van der Linden ha espresso preoccupazione anche per le condizioni in cui vivono i condannati a morte, sia in Giappone che negli Stati Uniti. E ha ricordato il fenomeno del cosiddetto braccio della morte che nel 1989 la Corte europea dei Diritti dell’Uomo ha definito “una condizione che esaspera l’angoscia psichica del detenuto” e, quindi, classificato come un tipo di tortura.
Nell’auspicare la soppressione del braccio della morte, che è un’esasperazione inutile di una pratica disumana, René van der Linden ha sollecitato Stati Uniti e Giappone a istituire almeno un ulteriore ricorso giudiziario dopo la condanna definitiva.
(www.lanazione.quotidiano.net)
Contestando fermamente le giustificazioni del Governatore del Texas e del Ministro della Giustizia di Tokio che ritengono la pena di morte un giusto castigo, René van der Linden ribadisce che l’uccisione di un essere umano, seppure criminale, non è mai sinonimo di giustizia ma solo un atto di vendetta. “È una reazione violenta dello Stato che incrementa la violenza e compromette la pace”, secondo van der Linden.
“Anche se, purtroppo, questa macabra pratica è talvolta auspicata dai cittadini, bisogna avere il coraggio di abolirla. E mi rivolgo soprattutto a quei paesi che pretendono di coltivare la democrazia, anteporre lo stato di diritto e tutelare i diritti dell’uomo”, sostiene il Presidente dell’Assemblea di Strasburgo.
“Ancora più grave è la pratica della pena capitale negli Stati Uniti e in Giappone, che, godendo dello Statuto di Osservatori all’Assemblea parlamentare di Strasburgo, infrangono l’impegno che hanno assunto di rispettare i valori fondamentali del Consiglio d’Europa”.
Oltre che per la pena di morte che si sostituisce alla tortura e alle pene disumane e degradanti, il Presidente van der Linden ha espresso preoccupazione anche per le condizioni in cui vivono i condannati a morte, sia in Giappone che negli Stati Uniti. E ha ricordato il fenomeno del cosiddetto braccio della morte che nel 1989 la Corte europea dei Diritti dell’Uomo ha definito “una condizione che esaspera l’angoscia psichica del detenuto” e, quindi, classificato come un tipo di tortura.
Nell’auspicare la soppressione del braccio della morte, che è un’esasperazione inutile di una pratica disumana, René van der Linden ha sollecitato Stati Uniti e Giappone a istituire almeno un ulteriore ricorso giudiziario dopo la condanna definitiva.
(www.lanazione.quotidiano.net)
che sollievo/ad giorno 2
per fortuna che c'è romano!
Da Castiglione della Pescaia dove si trova in vacanza
Prodi: ''Insisteremo all'Onu per moratoria pena di morte''
Castiglione della Pescaia (Grosseto). "L'Italia si è fatta promotrice della moratoria contro la pena di morte perché è la nostra civiltà, la nostra coscienza. Alla prossima Assemblea delle Nazioni Unite insisteremo fortemente su questo tema", affinché la moratoria "sia approvata finalmente dalla maggioranza dei Paesi delle Nazioni Unite". Così il presidente del Consiglio, Romano Prodi, da Castiglione della Pescaia (Grosseto) dove si trova in vacanza, commenta con i giornalisti la questione delle esecuzioni capitali in Iran e le polemiche sollevate dal Paese mediorientale. Quanto a possibili crisi diplomatiche tra il nostro Paese e l'Iran per la vicenda, "credo proprio di no - ha risposto il premier - Di fronte a problemi così chiari, espressi tante volte dal nostro governo, mi sembra fuori luogo ritenerli una novità. E' la nostra linea politica". "Non dimentichiamo - ha aggiunto Prodi - che il primo Stato al mondo ad abolire la pena di morte è stato il Granducato di Toscana, dove ci troviamo adesso".
Da Castiglione della Pescaia dove si trova in vacanza
Prodi: ''Insisteremo all'Onu per moratoria pena di morte''
Castiglione della Pescaia (Grosseto). "L'Italia si è fatta promotrice della moratoria contro la pena di morte perché è la nostra civiltà, la nostra coscienza. Alla prossima Assemblea delle Nazioni Unite insisteremo fortemente su questo tema", affinché la moratoria "sia approvata finalmente dalla maggioranza dei Paesi delle Nazioni Unite". Così il presidente del Consiglio, Romano Prodi, da Castiglione della Pescaia (Grosseto) dove si trova in vacanza, commenta con i giornalisti la questione delle esecuzioni capitali in Iran e le polemiche sollevate dal Paese mediorientale. Quanto a possibili crisi diplomatiche tra il nostro Paese e l'Iran per la vicenda, "credo proprio di no - ha risposto il premier - Di fronte a problemi così chiari, espressi tante volte dal nostro governo, mi sembra fuori luogo ritenerli una novità. E' la nostra linea politica". "Non dimentichiamo - ha aggiunto Prodi - che il primo Stato al mondo ad abolire la pena di morte è stato il Granducato di Toscana, dove ci troviamo adesso".
ad giorno
Pena di morte. D’Elia e Zamparutti: moratoria Onu per fermare santa alleanza Usa Giappone
Roma, 23 agosto 2007
Sull'escalation di esecuzioni in Texas e in Giappone, Sergio d'Elia ed Elisabetta Zamparutti, rispettivamente Segretario di Nessuno tocchi Caino e Deputato della Rosa nel Pugno e Tesoriera e curatrice del Rapporto annuale di Nessuno tocchi Caino
"Di fronte alle notizie di esecuzioni giunte oggi dagli USA e dal Giappone come dall'Arabia Saudita è sempre più urgente che all'Assemblea Generale dell'ONU sia consentito di proclamare una moratoria universale delle esecuzioni capitali. Non bastano gli appelli dell'UE a fermare la mano del boia in Texas o le critiche a cose avvenute del Consiglio d'Europa. Occorre che l'Europa presenti subito all'apertura dell'Assemblea generale in settembre la risoluzione per la moratoria e non tergiversi, come sta accadendo, rischiando di far fallire per l'ennesima volta la possibilità che l'organo maggiormente rappresentativo della comunità internazionale si esprima contro le esecuzioni. Esecuzioni che sono aumentate nell'ultimo anno, pur diminuendo i Paesi mantenitori, come risulta dal Rapporto 2007 che presenteremo il 30 agosto."
"La moratoria ONU" hanno detto i dirigenti " è l'unico modo per interrompere questa escalation e la santa alleanza tra Stati Uniti e Giappone che presenta oggi una nuova e orribile edizione, dopo quella della guerra al terrorismo e della guerra in Iraq. Una alleanza mortifera, violenta che trova oggi emblematicamente nella pena di morte il modo compiuto di esprimersi e un linguaggio comune, ahinoi, a quello di paesi come la Cina, l'Iran, il Pakistan, la Corea del Nord, il Vietnam e altri regimi dittatoriali che le due democrazie più forti del mondo dicono di voler combattere."
20 agosto 2007
sono passati due mesi; prodi assicura impegno su moratoria, non si sa se è promessa o minaccia
sembra però che siano tutti in ferie
anche i boia?
bisognerà pure ricominciare
chiamare gli oltranzisti a raccolta
patire la fame e gli strali amici
riprendere il "discorso sulla efficacia della azione nonviolenta se non adeguatamente pubblicizzata"
peccato che in questi giorni non so neanche chi sono
sembra però che siano tutti in ferie
anche i boia?
bisognerà pure ricominciare
chiamare gli oltranzisti a raccolta
patire la fame e gli strali amici
riprendere il "discorso sulla efficacia della azione nonviolenta se non adeguatamente pubblicizzata"
peccato che in questi giorni non so neanche chi sono