RISPOSTA DI MICHELE RANA A VALTER VECELLIO
Moratoria, è prudente decidere di riprendere il digiuno ad oltranza.
Da oltranzista, prima dell’estate, non posso non interpretare quello che, in questi giorni, non accade in termini di iniziativa governativa italiana ed europea come un sintomo negativo.
Valter Vecellio ha ragione. L’assenza di qualsivoglia risposta dalla Farnesina alle tre sollecitazioni del deputato europeo Marco Pannella e del Ministro Bonino, insieme alle notizie di un’invereconda escalation di esecuzioni capitali provenienti dai diversi continenti, tanto da stati democratici quanto da stati che non lo sono, costituiscono i più chiari sintomi della forte probabilità che, al posto della presentazione della proposta della moratoria universale sulle esecuzioni capitali alla prossima Assemblea delle Nazioni Unite di Settembre, si concretizzi un altro “poi”, un altro rinvio.
Proprio le esecuzioni di questi giorni stanno lì a dimostrare che in questo modo la più classica commissione di un “nulla di fatto” mediante una strategia puramente omissiva purtroppo non assumerà solo l’aspetto di una mera inadempienza burocratica ma darà un contributo, che definire causale non è azzardato, all’azione – più sicura - dei boia in mezzo mondo.
Noi radicali non possiamo permettercelo; non possiamo, ora, desistere e rassegnarci. Dobbiamo continuare ad interrogare il potere affinché adempia quello che è in suo dovere fare.
Vista la posta in gioco, poi, in un paese democratico serio, un’informazione degna di questo nome e il servizio pubblico radio-televisivo avrebbero, nonostante la “sospensione politica” agostana, incalzato il Ministro D’Alema e il Presidente Prodi, sui loro impegni istituzionali ed internazionali al rispetto dei quali sono stati vincolati più volte dal voto del Parlamento italiano.
In un paese normale sarebbe stato, proprio nel corso del suo processo costituente, prioritario sapere come la probabile leadership del nascente Partito Democratico interpretasse l’iniziativa pro moratoria e, magari, l’informazione avrebbe chiesto lumi a tutti i candidati alla sua guida circa le loro posizioni su questa delicata iniziativa di politica internazionale; non solo in un paese normale questi ultimi avrebbero sentito l’esigenza di sostenere l’azione radicale, di dichiarare o ribadire, in prossimità della scadenza di Settembre, la loro adesione all’iniziativa per la moratoria universale delle esecuzioni capitali.
Ma nulla di tutto questo finora è successo, in Italia. Una motivazione in più, credo, per sostenere la necessità della ripresa della nostra iniziativa nonviolenta ad oltranza.
Sostenere, seppur tramite parentesi, legalità e diritto, è un nostro imperativo categorico; difendere le delibere parlamentari (e con questo il Parlamento) fin qui eluse è di gran lunga più nobile e dignitoso, in una democrazia parlamentare, che continuare a subire questo finto dibattito di queste finte elezioni alla Segreteria del Partito Democratico.
Purtroppo non mi aspetto molto – soprattutto dai media - ma, personalmente, valuterò con attenzione quello che avrà da dire all’Italia e dirci, a noi radicali, il Presidente del Consiglio Romano Prodi, il 30 Agosto, nel corso del “Premio Abolizionista dell’anno”; valuterò come la carta stampata, la tv pubblica e quella privata e gli altri mezzi di informazione tratteranno la questione e la collegheranno, o meno, all’opportunità internazionale costituita dall’approvazione della proposta di moratoria e poi deciderò se confermare questo giudizio della necessità di ripresa dell’iniziativa nonviolenta.
Da oltranzista, prima dell’estate, non posso non interpretare quello che, in questi giorni, non accade in termini di iniziativa governativa italiana ed europea come un sintomo negativo.
Valter Vecellio ha ragione. L’assenza di qualsivoglia risposta dalla Farnesina alle tre sollecitazioni del deputato europeo Marco Pannella e del Ministro Bonino, insieme alle notizie di un’invereconda escalation di esecuzioni capitali provenienti dai diversi continenti, tanto da stati democratici quanto da stati che non lo sono, costituiscono i più chiari sintomi della forte probabilità che, al posto della presentazione della proposta della moratoria universale sulle esecuzioni capitali alla prossima Assemblea delle Nazioni Unite di Settembre, si concretizzi un altro “poi”, un altro rinvio.
Proprio le esecuzioni di questi giorni stanno lì a dimostrare che in questo modo la più classica commissione di un “nulla di fatto” mediante una strategia puramente omissiva purtroppo non assumerà solo l’aspetto di una mera inadempienza burocratica ma darà un contributo, che definire causale non è azzardato, all’azione – più sicura - dei boia in mezzo mondo.
Noi radicali non possiamo permettercelo; non possiamo, ora, desistere e rassegnarci. Dobbiamo continuare ad interrogare il potere affinché adempia quello che è in suo dovere fare.
Vista la posta in gioco, poi, in un paese democratico serio, un’informazione degna di questo nome e il servizio pubblico radio-televisivo avrebbero, nonostante la “sospensione politica” agostana, incalzato il Ministro D’Alema e il Presidente Prodi, sui loro impegni istituzionali ed internazionali al rispetto dei quali sono stati vincolati più volte dal voto del Parlamento italiano.
In un paese normale sarebbe stato, proprio nel corso del suo processo costituente, prioritario sapere come la probabile leadership del nascente Partito Democratico interpretasse l’iniziativa pro moratoria e, magari, l’informazione avrebbe chiesto lumi a tutti i candidati alla sua guida circa le loro posizioni su questa delicata iniziativa di politica internazionale; non solo in un paese normale questi ultimi avrebbero sentito l’esigenza di sostenere l’azione radicale, di dichiarare o ribadire, in prossimità della scadenza di Settembre, la loro adesione all’iniziativa per la moratoria universale delle esecuzioni capitali.
Ma nulla di tutto questo finora è successo, in Italia. Una motivazione in più, credo, per sostenere la necessità della ripresa della nostra iniziativa nonviolenta ad oltranza.
Sostenere, seppur tramite parentesi, legalità e diritto, è un nostro imperativo categorico; difendere le delibere parlamentari (e con questo il Parlamento) fin qui eluse è di gran lunga più nobile e dignitoso, in una democrazia parlamentare, che continuare a subire questo finto dibattito di queste finte elezioni alla Segreteria del Partito Democratico.
Purtroppo non mi aspetto molto – soprattutto dai media - ma, personalmente, valuterò con attenzione quello che avrà da dire all’Italia e dirci, a noi radicali, il Presidente del Consiglio Romano Prodi, il 30 Agosto, nel corso del “Premio Abolizionista dell’anno”; valuterò come la carta stampata, la tv pubblica e quella privata e gli altri mezzi di informazione tratteranno la questione e la collegheranno, o meno, all’opportunità internazionale costituita dall’approvazione della proposta di moratoria e poi deciderò se confermare questo giudizio della necessità di ripresa dell’iniziativa nonviolenta.
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