Roma, 23 agosto 2007 - “Giornata macabra per la democrazia e la pace e per le speranze in un futuro di solidarietà e umanità”: è la reazione di René van der Linden, presidente dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, nell’apprendere dell’esecuzione capitale in Texas e delle tre altre in Giappone, mentre è in missione diplomatica nei Territori palestinesi per tentare un dialogo proficuo in Medio Oriente.
Contestando fermamente le giustificazioni del Governatore del Texas e del Ministro della Giustizia di Tokio che ritengono la pena di morte un giusto castigo, René van der Linden ribadisce che l’uccisione di un essere umano, seppure criminale, non è mai sinonimo di giustizia ma solo un atto di vendetta. “È una reazione violenta dello Stato che incrementa la violenza e compromette la pace”, secondo van der Linden.
“Anche se, purtroppo, questa macabra pratica è talvolta auspicata dai cittadini, bisogna avere il coraggio di abolirla. E mi rivolgo soprattutto a quei paesi che pretendono di coltivare la democrazia, anteporre lo stato di diritto e tutelare i diritti dell’uomo”, sostiene il Presidente dell’Assemblea di Strasburgo.
“Ancora più grave è la pratica della pena capitale negli Stati Uniti e in Giappone, che, godendo dello Statuto di Osservatori all’Assemblea parlamentare di Strasburgo, infrangono l’impegno che hanno assunto di rispettare i valori fondamentali del Consiglio d’Europa”.
Oltre che per la pena di morte che si sostituisce alla tortura e alle pene disumane e degradanti, il Presidente van der Linden ha espresso preoccupazione anche per le condizioni in cui vivono i condannati a morte, sia in Giappone che negli Stati Uniti. E ha ricordato il fenomeno del cosiddetto braccio della morte che nel 1989 la Corte europea dei Diritti dell’Uomo ha definito “una condizione che esaspera l’angoscia psichica del detenuto” e, quindi, classificato come un tipo di tortura.
Nell’auspicare la soppressione del braccio della morte, che è un’esasperazione inutile di una pratica disumana, René van der Linden ha sollecitato Stati Uniti e Giappone a istituire almeno un ulteriore ricorso giudiziario dopo la condanna definitiva.
(www.lanazione.quotidiano.net)
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