30 novembre 2009
COMUNICATO DI RIVOLTA N. 4
23 novembre 2009
COMUNICATO DI RIVOLTA N.3
Inizia il quinto giorno di digiuno, per Rita Bernardini, Irene Testa, Annarita Digiorgio, Alessandro Litta Modignani e me, per la calendarizzazione della mozione presentata dall' On. Bernardini e altri, sulla insostenibile condizione delle carceri italiane.
Condizioni carcerarie che ci riportano sempre di più a un medioevo che avremmo voluto fosse rimasto solo un ricordo storico.
In queste carceri vivono, o meglio sopravvivono, cittadini rei solo di coltivazione per uso personale di canapa, un reato che farebbe ridere se non fosse per la tragedia sociale, umana e politica delle sue conseguenze.
I radicali da decenni combattono una battaglia nonviolenta per la depenalizzazione del consumo personale e quindi anche della coltivazione domestica; nella mozione presentata si richiama anche l'ultimo disegno di legge presentato che è, appunto, dell' On. Bernardini, e che equipara la coltivazione domestica all'uso personale, come sembrerebbe ovvio ma non è. Quale reato commettono i cittadini che coltivano per se stessi, se non quello di non finanziare il narcotraffico, che contribuisce in misura preponderante alla sopravvivenza delle mafie?
Per la libertà di uso e di coltivazione, per liberarsi dalle mafie e dal narcotraffico, prosegue dunque la nostra rivolta nonviolenta alla quale invito tutti gli antiproibizionisti, i consumatori e i coltivatori ad unirsi.
20 novembre 2009
COMUNICATO DI RIVOLTA N.2
FUORI I COLTIVATORI DAL CARCERE
La coraggiosa testimonianza di Rudra Bianzino, resa sabato scorso al Congresso di Radicali Italiani e ieri sera ad Anno Zero, riporta all'attenzione pubblica, oltre alla tragedia umana e politica della condizione delle carceri italiane, il dramma politico costituito dalla criminalizzazione di una pianta, la canapa, che ci vedeva nel secolo scorso secondi produttori mondiali.
Il divieto di coltivazione è un assurdo giuridico, un dettato illiberale che trascina in carcere migliaia di cittadini colpevoli di non aver voluto finanziare le mafie del narcotraffico.
In considerazione anche di questo, proseguo lo sciopero della fame in sostegno della mozione presentata dai deputati radicali e in difesa di tutte le vittime del proibizionismo.
18 novembre 2009
COMUNICATO DI RIVOLTA N.1
Gli estensori delle ultime modifiche alla legge sulle droghe, Fini e Giovanardi, vanno ripetendo che nessun consumatore finisce in carcere, ma poi Giovanardi definisce “spacciatore abituale” un ragazzo trovato con 20 grammi di erba; i dati ci informano che quasi la metà dei detenuti nelle carceri italiane sono lì condannati o in attesa di giudizio per violazione diretta di quella legge.
E’ nel frattempo diminuito sensibilmente il numero dei malati di tossicodipendenza che usufruiscono di misure alternative, 3.800 tossicodipendenti nel 2006, diventati 800 nel 2008 e 1.200 quest’anno, cifre ridicole se si considera che in carcere il 25% dei detenuti si dichiara tossicodipendente.
C’è poi il triste capitolo dei detenuti per coltivazione di canapa, e quello ancor più triste di chi la canapa se la coltiva per curarsi e finisce, per questo, in gattabuia. Curare i malati, liberare il consumo, legalizzare il mercato, queste le ragionevoli proposte dell’antiproibizionismo radicale.
In considerazione di tutto questo, e delle ragioni che Rita Bernardini ha espresso, cioè “per invertire la rotta illegale e senza speranza che ogni giorno di più prende la gestione degli istituti penitenziari, con il carico di sofferenza e di abbandono in cui vive tutta la comunità penitenziaria, detenuti, direttori, agenti, educatori, medici e infermieri, psicologi e assistenti sociali, per dare uno sbocco nonviolento, intelligente e ragionevole alla rivolta che sentiamo dentro di noi quando le leggi fondamentali dei diritti umani sono ignorate e calpestate”, mi unisco allo sciopero della fame dei miei compagni radicali dalla mezzanotte di oggi.
Claudia Sterzi, segretaria dell’ Associazione Radicale Antiproibizionisti FUORI I MALATI E I CONSUMATORI DALLE CARCERI
Gli estensori delle ultime modifiche alla legge sulle droghe, Fini e Giovanardi, vanno ripetendo che nessun consumatore finisce in carcere, ma poi Giovanardi definisce “spacciatore abituale” un ragazzo trovato con 20 grammi di erba; i dati ci informano che quasi la metà dei detenuti nelle carceri italiane sono lì condannati o in attesa di giudizio per violazione diretta di quella legge.
E’ nel frattempo diminuito sensibilmente il numero dei malati di tossicodipendenza che usufruiscono di misure alternative, 3.800 tossicodipendenti nel 2006, diventati 800 nel 2008 e 1.200 quest’anno, cifre ridicole se si considera che in carcere il 25% dei detenuti si dichiara tossicodipendente.
C’è poi il triste capitolo dei detenuti per coltivazione di canapa, e quello ancor più triste di chi la canapa se la coltiva per curarsi e finisce, per questo, in gattabuia. Curare i malati, liberare il consumo, legalizzare il mercato, queste le ragionevoli proposte dell’antiproibizionismo radicale.
In considerazione di tutto questo, e delle ragioni che Rita Bernardini ha espresso, cioè “per invertire la rotta illegale e senza speranza che ogni giorno di più prende la gestione degli istituti penitenziari, con il carico di sofferenza e di abbandono in cui vive tutta la comunità penitenziaria, detenuti, direttori, agenti, educatori, medici e infermieri, psicologi e assistenti sociali, per dare uno sbocco nonviolento, intelligente e ragionevole alla rivolta che sentiamo dentro di noi quando le leggi fondamentali dei diritti umani sono ignorate e calpestate”, mi unisco allo sciopero della fame dei miei compagni radicali dalla mezzanotte di oggi.
Claudia Sterzi, segretaria dell’ Associazione Radicale Antiproibizionisti
Illustrazione: Goya, Il sonno della ragione genera mostri.
ORGASMO RADICALE per gli Studenti Coscioni
10 novembre 2009
RADICALI IRREDUCIBILI
Spett.le Regione Puglia,
si rende indispensabile e urgente un incontro con esponenti dell'associazione Luca Coscioni per ricevere informazioni complete in merito all'importazione dei farmaci cannabinoidi qui in regione Puglia. Sono state effettuate numerose richieste da parte di pazienti affetti da sclerosi multipla che attendono una risposta dalle strutture ospedaliere che non conoscono l'iter di importazione e trovano difficoltà con medici specialisti che neanche sanno cosa siano il bedrocan o il sativex. Vi prego di offrire al più presto alla mia regione la possibilità di distinguersi per civiltà e attenzione verso i malati.
Cordiali saluti
Andrea Trisciuoglio
10 NOVEMBRE 2009
Il sottoscritto Andrea Trisciuoglio ribadisce l'urgenza di un incontro con l'assessorato alla salute per delucidazioni in merito all'importazione dall'estero di farmaci riconosciuti dall'Organizzazione Mondiale della Sanità ma non possono essere utilizzati da molti pazienti causa non conoscibilità - da parte di strutture ospedaliere e di medici poco o nulla informati - dell'iter da dover seguire per importare tali farmaci in Italia.
Restando in attesa di una vostra celere e cortese risposta, si coglie l'occasione per porgere cordiali saluti
Andrea Trisciuoglio
(tel. 335/1258213)
8 novembre 2009
PERSONAL con garbo
Succede che dopo tanto tempo resto un giorno intero in casa, e che ho tutta una casa tutta per me, che è una cosa che ti accorgi quanto sia bella solo quando manca, la sera alle diciotto esco e cerco di capire che negozi ci sono intorno casa per comprare da mangiare.
Dietro casa, vicinissimo, mai visto, perchè le altre volte sono andata in direzione degli autobus e solo oggi per la prima volta faccio le giratine intorno casa, c'è Il Teatro delle Vittorie, che è una cosa che per me è un non luogo da anni e non pensavo mai che esistesse davvero davanti a me, io credevo che stesse dentro la televisione fino da quando avevo cinque anni.
Poi mi sono accorta di quanto questa zona sia borghese che è quasi peggio del Teatro Parioli, che è pure più bruttino e con le luci più povere però ha un che di perverso e di decadente come tutto il quartiere, come se la storia fosse ferma ancora a quando esisteva l'aristocrazia e la borghesia, come se tutto non fosse esploso ormai da anni ma continuasse a fluttuare a mezzaria.
E mi sono detta che a distanza di tanti anni finalmente sento tutta la immensa fortuna di aver perso tutto e non essere diventata come queste mummie impaludate nei loro umili cappotti da milleduecento euro che di sabato sera arrancano vecchi e logori tra un bar raffinato e una chiacchiera intelligente come era scritto da destino e come il destino si è divertito a disdire.
Considerando la distanza tra me e il mondo e i miei piedi scalzi in natura che era l'altro lusso supplementare e che pure quello è stato disdetto, cedendo al tarlo di bere un bicchiere di vino in piazza tra macchine pingui e salatini al forno, osservando lo sciamare di poveri cristi con le rose da vendere, con occhi patafisici ho scandagliato il territorio fino a chilometri di distanza tutto nel raggio intorno alla ricerca del mio tesoro che però brillava assai lontano e altamente irraggiungibile così l'ho messo di nuovo in lista al primo posto e ogni giorno ce lo rimetto per quanto.
Ed ho comprato un pezzo di carne di vitellone che faceva vergogna ai poveri e ai vegetariani ma non a me che lo desideravo, del latte, dei croccantini per i gatti che mi sono stati affidati, e insalata rucola senza pensare altro che in superficie e senza alcun vasto programma, che come fai.
Se mai mi fosse balzata l' idea di essere triste, che capita di rado, mi è bastato vedere le vetrine con i loro grigi e scuri per sentirmi colma di privilegi e grazie che non possono essere comprati ma arrivano da soli se giochi bene le tue carte, cosa diversa da inserire le carte di credito nell'apposita fessura e digitare il codice.
Mi sono rivista quattordicenne con la minigonna scozzese e la mantella, colmare vuoti facendo shopping, offrire cene ad amici e nemici, girare con gli assegni in tasca che ancora le carte non esistevano e combattere le serate a confrontarmi con i borderline della città, che probabilmente erano più interessati agli assegni e alla minigonna che a quello che dicevo.
Ci sono pezzi della mia memoria che nel tremendo turbine di quotidiano sto riacciuffando solo ora e li avevo sepolti nel deserto dove non ero mai più tornata fino ad oggi. Ci sono profili su facebook che paiono salottini ben arredati e altri che ci potrebbero stare i pinguini dal gelo che ci senti.