18 novembre 2009

COMUNICATO DI RIVOLTA N.1


Gli estensori delle ultime modifiche alla legge sulle droghe, Fini e Giovanardi, vanno ripetendo che nessun consumatore finisce in carcere, ma poi Giovanardi definisce “spacciatore abituale” un ragazzo trovato con 20 grammi di erba; i dati ci informano che quasi la metà dei detenuti nelle carceri italiane sono lì condannati o in attesa di giudizio per violazione diretta di quella legge.
E’ nel frattempo diminuito sensibilmente il numero dei malati di tossicodipendenza che usufruiscono di misure alternative, 3.800 tossicodipendenti nel 2006, diventati 800 nel 2008 e 1.200 quest’anno, cifre ridicole se si considera che in carcere il 25% dei detenuti si dichiara tossicodipendente.
C’è poi il triste capitolo dei detenuti per coltivazione di canapa, e quello ancor più triste di chi la canapa se la coltiva per curarsi e finisce, per questo, in gattabuia. Curare i malati, liberare il consumo, legalizzare il mercato, queste le ragionevoli proposte dell’antiproibizionismo radicale.
In considerazione di tutto questo, e delle ragioni che Rita Bernardini ha espresso, cioè “per invertire la rotta illegale e senza speranza che ogni giorno di più prende la gestione degli istituti penitenziari, con il carico di sofferenza e di abbandono in cui vive tutta la comunità penitenziaria, detenuti, direttori, agenti, educatori, medici e infermieri, psicologi e assistenti sociali, per dare uno sbocco nonviolento, intelligente e ragionevole alla rivolta che sentiamo dentro di noi quando le leggi fondamentali dei diritti umani sono ignorate e calpestate”, mi unisco allo sciopero della fame dei miei compagni radicali dalla mezzanotte di oggi.
Claudia Sterzi, segretaria dell’ Associazione Radicale Antiproibizionisti FUORI I MALATI E I CONSUMATORI DALLE CARCERI

Gli estensori delle ultime modifiche alla legge sulle droghe, Fini e Giovanardi, vanno ripetendo che nessun consumatore finisce in carcere, ma poi Giovanardi definisce “spacciatore abituale” un ragazzo trovato con 20 grammi di erba; i dati ci informano che quasi la metà dei detenuti nelle carceri italiane sono lì condannati o in attesa di giudizio per violazione diretta di quella legge.

E’ nel frattempo diminuito sensibilmente il numero dei malati di tossicodipendenza che usufruiscono di misure alternative, 3.800 tossicodipendenti nel 2006, diventati 800 nel 2008 e 1.200 quest’anno, cifre ridicole se si considera che in carcere il 25% dei detenuti si dichiara tossicodipendente.

C’è poi il triste capitolo dei detenuti per coltivazione di canapa, e quello ancor più triste di chi la canapa se la coltiva per curarsi e finisce, per questo, in gattabuia. Curare i malati, liberare il consumo, legalizzare il mercato, queste le ragionevoli proposte dell’antiproibizionismo radicale.

In considerazione di tutto questo, e delle ragioni che Rita Bernardini ha espresso, cioè “per invertire la rotta illegale e senza speranza che ogni giorno di più prende la gestione degli istituti penitenziari, con il carico di sofferenza e di abbandono in cui vive tutta la comunità penitenziaria, detenuti, direttori, agenti, educatori, medici e infermieri, psicologi e assistenti sociali, per dare uno sbocco nonviolento, intelligente e ragionevole alla rivolta che sentiamo dentro di noi quando le leggi fondamentali dei diritti umani sono ignorate e calpestate”, mi unisco allo sciopero della fame dei miei compagni radicali dalla mezzanotte di oggi.

Claudia Sterzi, segretaria dell’ Associazione Radicale Antiproibizionisti

Illustrazione: Goya, Il sonno della ragione genera mostri.


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