5 maggio 2007

DELLE CATEGORIE DEL DIGIUNO


Aspettando che la nonviolenza faccia il suo effetto, il che non è escluso, ci si può dilettare e dialettare sulle numerose categorie del digiuno.
La prima, fondamentale, distinzione, è tra digiuno per mancanza di cibo e digiuno per scelta; il primo è noto anche come “la fame nel mondo”, patologia sociale per la quale muoiono ogni giorno molte più persone di quante ne siano morte l’11 settembre, senza che a nessuno importi un accidente.
Il digiuno per scelta può essere anche quello una patologia, nel qual caso è chiamato anoressia e riguarda, con le dovute eccezioni, giovani donne con il frigorifero pieno.
Esiste poi il digiuno purificatore, in genere periodico e connesso con terapie spirituali: si spazia dai quaranta giorni nel deserto di Gesù Nazareno a varie pratiche induiste fino ad arrivare alle moderne teorie new age; negli ultimi anni, per esempio, una signora australiana, Jasmuheen, affermando di nutrirsi di luce da una decina di anni, ha messo in piedi una setta, un metodo e ha venduto migliaia di copie dei suoi libri, nei quali afferma che il desiderio di mangiare non ci appartiene originariamente ma fa parte di un programma alieno che è stato installato nelle nostre menti per meglio dominarci.
Se il digiuno diventa sciopero della fame, siamo in presenza di un digiuno politico.
Quando Gandhi nei primi decenni del novecento iniziò a sperimentare l’uso di armi nonviolente a fini politici, possedeva già una vasta esperienza in digiuni purificatori; strettamente vegetariano, frugale al limite con l’ascesi, avrebbe considerato la quantità di latte che si assume con tre cappuccini non un digiuno ma una alimentazione più che sufficiente; per non parlare del caffè in essi contenuto, sostanza che nei precetti indù è “tamasica”, cioè pesante, impura, tossica.
Il digiuno nella tradizione gandhiana è come un naturale presupposto che accompagna e facilita l’uso delle altri armi spirituali, ahimsa, satyagraha ecc.
I grandi successi che Gandhi ottenne con le sue armi nonviolente, dovuti certamente alla forza della verità, ma anche alla sua grande anima, hanno spinto all’emulazione decine di persone.
Fra queste, il nostro ( e se “nostro” non vi piace dirò “mio” ) grande maestro Marco Pannella, l’unico vero politico patafisico che la storia del nostro secolo ci ha donato.
( Se non sapete che cosa è la patafisica posso accennare che trattasi di un movimento filosofico e artistico creato nei primi anni del 1900 da Alfred Jarry; la definizione da lui ideata inizia così: La Patafisica è la scienza delle soluzioni immaginarie… ).
Nelle mani e nella mente di Pannella l’arma spirituale nonviolenta gandhiana si trasforma, si arrichisce, contamina e viene contaminata. Sciopero della fame, sciopero della sete, autoriduzione dei farmaci, sciopero della fame collettivo, sciopero della fame di massa, sciopero della fame a staffetta, sciopero per ora della fame, sciopero della fame a oltranza; nel quale si rischia, è bene ricordarlo, non la morte ma la vita. Che differenza fa? Provare per credere!
Capita spesso che i digiunanti radicali, oltre a patire la fame e l’offesa inferta alle viscere da tre cappuccini di bar su uno stomaco vuoto da giorni, debbano sopportare gli ingiuriosi strali che altri compagni radicali, non convinti della bontà della loro azione, dedicano loro; battutine acide, dubbi infamanti, diatribe oziose; basta farsi un giro sul forum di radicali.it per rendersene conto.
La critica interna radicale all’arma nonviolenta del digiuno non ha mai prodotto, che io ricordi, interventi ragionati e strutturati, parlati o scritti che siano. Questo, a me che come digiunante sono all’accanita ricerca di un dialogo con l’avversario, dispiace, e questo vuol esser anche un invito a farsi avanti.
Concludendo: i digiuni possono essere vari e di vario tipo, ma di Pannella, come della mamma, per fortuna o disgrazia che sia, ce ne è uno solo!

Nessun commento: